mercoledì 8 giugno 2011

Intervista a Claudia Zuncheddu

Di Enrico Piras

La Sardegna è in assoluto la terra con più servitù militari, rispetto a tutte le altre regioni d’Italia.
Sono circa 35.000 gli ettari occupati da infrastrutture delle forze armate italiane e della Nato: poligoni missilistici (Perdasdefogu e Quirra), per esercitazioni aeree (Capo Frasca) e a fuoco (Capo Teulada), aeroporti militari (Decimomannu) e depositi di carburanti (Cagliari). Decisamente troppi, a nostro parere. Un tipo di economia che riconosciamo essere in assoluto contrasto con la terra sarda, per tutta una serie di motivi.
Oggi la cronaca si riempie la bocca dei risultati delle analisi condotte dai veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, che dicono chiaramente che “il 65% dei pastori che lavora a Quirra si è ammalato di leucemia, ed esiste una correlazione tra questi tumori e gli agnelli nati deformi negli ovili del territorio. “ E chi legge sembra che stia a metà tra cadere dalle nuvole o scoprire l’acqua calda, visto e considerato che da anni ci sono singole persone, comitati, movimenti e partiti indipendentisti e non, che sollevano i propri dubbi in merito alla questione, spesso anche con azioni dimostrative atte a portare alla luce gli avvenimenti sopra descritti. E per questo fatto sono stati spesso derisi, presi per buffoni, umiliati dal potere, tacciati d’essere anti-americani, anti-italiani, anti-tutto. Ci piace vederla in un altro modo, invece: chi lotta contro tutto ciò che tratta di conflitto armato è da ammirare; se poi quello che si accosta a quel tipo di economia va a nuocere direttamente alla nostra terra e alla nostra gente, vale la pena di spendere parole, azioni e tempo, anche solo per capire bene le cose.
Oggi Vulcano incontra Claudia Zuncheddu, che da anni si muove verso questa direzione, parla alla gente, pone delle domande a chi di dovere, insomma “alza la voce” (nel senso buono del detto).
Consigliera regionale, laureata in Medicina e Chirurgia, giornalista pubblicista e scrittrice, ha portato proprio in Consiglio Regionale un’interrogazione all’assessore alla Sanità Antonello Liori per chiedere che venga fatta luce sul caso-Quirra.
 Compare anche nel famoso documentario “OIL” di Massimiliano Mazzotta, che tratta la relazione SARAS-salute-ambiente, ed è proprio di quel documentario una frase di un ragazzo di Sarroch poi  riportata da Claudia che rimane impressa, scolpita nelle menti, una di quelle frasi che nelle persone più attente e sensibili a questioni del genere induce a porsi delle domande: “Qui la gente non muore più di vecchiaia.” Noi di Vulcano oggi vogliamo capire meglio se corriamo dei rischi per la presenza della base NATO di Decimomannu, Aeroporto Militare “G. Farina”.

-          Innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, Dottoressa. Partiamo proprio da quella frase: cosa intende dire quel ragazzo quando afferma che “la gente non muore più di vecchiaia”?
“Fa pensare l’affermazione di questo ragazzo, sulla quale da medico ho ragionato e riflettuto anche io. E’ triste come affermazione, ma assolutamente vera. In questi anni abbiamo infatti  assistito all’aumento percentuale di patologie importanti che colpiscono i giovani, che vengono poi colpiti da patologie particolari, come possono essere i tumori del sistema emolinfatico: parliamo di leucemie, di linfoma Hodgkin e Non Hodgkin etc., che sono quelle patologie che colpiscono molto, ad esempio nella zona di Quirra, dove l’incidenza risulta assolutamente anormale e molto preoccupante.
Si stanno riscontrando molti casi di diabete mellito e di patologie tiroidee, per non parlare dei casi di malformazioni sui maialetti (primi anni 80), sugli agnelli e sui bambini.  
 Poi ci sono altri fatti meno denunciati: ad esempio, la difficoltà delle donne di portare avanti una gravidanza: come è possibile che una donna sarda in età fertile incontri dei seri problemi nel portare avanti una gravidanza?
Il tutto a parer mio è causato oltre che dall’uranio impoverito, da numerose sostanze che vengono sperimentate nei nostri poligoni e di cui ben poco o nulla si sa. A proposito dell’uranio impoverito, quella scoria ormai assai nota per la Sindrome dei Balcani (come la sindrome di Quirra), voglio ricordare che gli studi a livello mondiale sulla trasformazione e messa in sicurezza delle scorie radioattive non sono arrivati ad alcuna conclusione. Gli stessi USA nonostante i grandi investimenti nella ricerca, hanno fallito. Non avendo trovato soluzioni per la trasformazione e conservazione sicura delle scorie radioattive, queste vengono immesse nei mercati ad alti costi. L’uranio impoverito è quella  “scoria radioattiva” che paradossalmente  viene riciclata a basso prezzo  nelle esercitazioni da guerra nei nostri poligoni. Gli alti costi gravano sulla salute dei militari e delle popolazioni. 
Il  problema dell’inquinamento ambientale in Sardegna, per tante ragioni, decima le popolazioni. Una tesi che con leggerezza si porta avanti è quella secondo cui il popolo sardo presenterebbe delle predisposizioni genetiche ad ammalarsi di certe patologie, teoria assolutamente infondata se si pensa alla longevità dei sardi in sedi protette dall’inquinamento ambientale. Per questi motivi sostengo che l’industria italiana di Stato e quella privata, che da decenni inquinano e uccidono, così come i poligoni militari, dovrebbero mettersi d’accordo con gli scienziati di tutto il mondo che studiano  la longevità dei sardi che vivono in habitat protetti dall’inquinamento. 
 Credo che sia per tutti una coincidenza un po’ strana il fatto che il sardo non muoia più di vecchiaia soprattutto nelle zone contaminate da quella che è una vera e propria politica coloniale italiana inconcepibile, e ribadisco, parlo di zone interessate da servitù militari come possono essere Quirra o Teulada, ma anche di zone in cui l’industrializzazione è risultata negli anni scriteriata, indisciplinata e frenetica, come le zone di Sarroch o Portovesme.
Con il danno anche la beffa per noi sardi “responsabili” delle malattie in progressivo aumento. Ma genetica a parte, ci accuserebbero anche strane abitudini come le “relazioni incestuose”  e persino  “l’uso del preservativo”, che indurrebbe neoplasie, ovviamente nei maschi che vivono in prossimità  di zone inquinate!
 Queste affermazioni sono ancora più curiose se consideriamo che invece, sempre secondo le stesse fonti, quando dobbiamo andare in guerra saremmo forti, eroici e coraggiosi, perché in quel caso saremmo sempre in prima fila come carne da macello, i nostri giovani forti e coraggiosi della Brigata Sassari insegnano.
Dovremmo imparare a pensare che se non viviamo in un ambiente sano, il nostro popolo non ha futuro,  poiché la salute della popolazione è strettamente connessa alla salute ambientale”.

-          Ci spiega quali sono le attività svolte all’interno della servitù militare in questione?
“Noi in generale di quello che  realmente accade dentro i poligoni, non sappiamo praticamente nulla. Ci accorgiamo di quello che fanno solo quando per caso ci cade un missile nel giardino di casa!
A parte i due radar presenti all’interno, utilizzati uno a difesa della Nazione italiana, uno per il controllo del traffico aereo, oltre che a  Decimomannu, anche ad Elmas.”

-          A parte l’evidente inquinamento acustico dato dalle esercitazioni di volo, può dirci se corriamo altri rischi per la vicinanza di una struttura del genere?
“Sicuramente uno dei pericoli è la presenza di questi radar: questi sono infatti dei diffusori di onde elettromagnetiche che sicuramente non fanno bene all’ambiente, figuriamoci gli effetti sulla salute della gente. Però qui nessuno ha mai denunciato delle anomalie che io sappia, anche se sentendo alcune persone, le anomalie ci sono eccome. I casi di leucemie e SLA hanno una certa incidenza anche in questo circondario e non sono da sottovalutare.
Bisognerebbe poi sapere con certezza se vengono rispettati i limiti di sicurezza stabiliti per legge per l’utilizzo di questi radar. I limiti per gli impulsi del radar, previsti per legge sono 40 V/m e 6 V/m per non più di 4 ore vicino a case e scuole. La distanza di sicurezza di 300- 400 m se consideriamo le radiazioni acute; 2- 3 km prendendo in esame quelle costanti. E come facciamo a sapere se questi limiti vengono rispettati? Non lo sappiamo e basta! Ne potremo mai saperlo con certezza se il controllore e il controllato sono lo stesso soggetto.
A questo proposito vi dico anche che quest’estate nel Nord-Est della Sardegna fino alla zona di Orosei e nell’Oristanese sono state denunciate delle scosse simili a quelle sismiche. Cosa staranno combinando? Ma come, vogliono portarci il nucleare proprio perché siamo una zona a scarsissimo rischio sismico, se non quasi nullo, e poi si registrano queste scosse? Si mettano d’accordo, no?
Per farvi un altro esempio vi racconto un aneddoto riportatomi proprio da una decimese, che racconta che un giorno a Decimomannu si scaricarono di botto un numero altissimo di batterie d’automobile. Che coincidenza strana!”

-          Può chiarirci come mai gli aerei alle volte lasciano la scia ed alle volte no? C’è una relazione coi dubbi che si esprimono in merito alle scie chimiche? Se si, quali sono i danni all’ambiente ed alla salute?
“Assolutamente si, c’è una relazione e la cosa è anche abbastanza palese.
Il problema delle scie chimiche è un problema che s’è posto anche il Governo francese, che aprì pure un’inchiesta su questo. Solo che il problema sembra una cosa così paradossale, così fantascientifica che tutto poi viene lasciato cadere nel silenzio. Assistiamo invece a fenomeni visivi allucinanti, come le famose “grate” formate dalle scie, che si dice che siano proprio un sistema atto a controllare le variazioni climatiche.
Siccome poi queste sostanze diffuse nei cieli inevitabilmente vanno a finire sulle terre, come accade con ciò che si disperde nell’atmosfera, è accaduto poi che nelle zone in cui si verificano certi fenomeni di desertificazione, appurata da test fatti da privati e che per questo non gli è stata riconosciuta l’attendibilità e la validità.
In Sardegna le scie chimiche si sono presentate in modo così imponente, tanto da alterare quello che erano i nostri cieli. Un tempo per i viaggiatori, parlare dei cieli della Sardegna era come parlare dei cieli africani, in quanto a bellezza. Da un po’ di tempo a questa parte, invece, pare che i nostri cieli non siano più belli come una volta. Viene da riflettere e da chiedersi come mai.”

 -          Cosa ci dice dell’affermazione che le servitù militari sono il risultato della combinazione “lavoro-ricatto”?
“E’ un dato di fatto: qui da noi è sempre stato così e, se non ci muoviamo noi come popolo, sempre sarà così. Basti pensare alla SARAS, per cui ci siamo fatti rubare uno scorcio di mare tra i migliori in Europa per farci impiantare un mostro ecologico. O basti pensare al polo industriale di Ottana, che è stato realizzato ufficialmente “per combattere il banditismo della zona” e che adesso provoca solo altra depressione sociale. Ci sono un sacco di realtà sarde in cui il binomio lavoro-ricatto ha provocato solo morte, distruzione ambientale, disagi sociali e nuove povertà.”

-          In caso di chiusura della servitù in questione, quali sarebbero i tempi di bonifica? La forza lavoro all’interno può essere utilizzata poi a tale scopo?
“Credo che considerando tutte le servitù militari e i poli industriali ad oggi quasi dismessi, non  siano quantificabili i tempi per una bonifica di siti del genere, anche in considerazione del fatto che, come abbiamo detto prima, non sappiamo cosa realmente poi si faccia all’interno di essi. Che sarebbero tempi lunghi, nell’ordine dei60 anni almeno, su questo non ci piove! Comunque nei processi di bonifica potrebbero trovare occupazione migliaia di sardi per decenni.
Sta di fatto che la nostra classe politica si rapporta male da sempre con le industrie. I “signori dell’industria”  vengono da noi, USUFRUISCONO DEI NOSTRI FINANZIAMENTI PUBBLICI, distruggono e poi decidono che bisogna delocalizzare la produzione da un’altra parte dove i costi di manodopera sono minori e cosa fanno? Lasciano qui in primo luogo depressione e disoccupazione, poi addirittura non puliscono! E la nostra classe politica no ciccada contus, non chiede nulla! Invece non dovrebbero poter andarsene così come vogliono, perlomeno non prima di aver bonificato le aree interessate.
Vista la conoscenza che negli anni ha acquisito il personale interno alle servitù, questo sarebbe molto utile e molto valido per l’utilizzazione nelle varie bonifiche.”

-          Pensa che un giorno la Sardegna si libererà delle servitù militari o crede che sia solo l’ennesima lotta di un Davide contro un Golia?
“Questa è una cosa che dipende dal popolo. Dipende dal popolo poiché è esso per primo che deve “decolonizzare” il proprio cervello. E’ come se dicessi ad una persona: “Guarda che dalla bombola del gas di casa tua c’è una fuoriuscita di gas!”. Non è che quella persona aspetta per chiuderla, la chiude subito. Stessa cosa deve essere fatta con chi inquina e ci uccide. Ad esempio, ora sulla questione Quirra dicono che non bastano studi, testimonianze, morti etc., adesso dicono che c’è bisogno di altri accertamenti. Allora la proposta è questa: chiudi le servitù militari per gli accertamenti sino a quando non si ha la certezza (se mai ci sarà) che queste non sono pericolose, eventualmente poi verranno riaperte. Vuoi vedere che così non passeranno altri dieci anni prima di sapere cosa si cela all’interno di queste?
Quindi è nostro dovere interessarci a queste questioni ed essere in prima fila, è nostro dovere prendere coscienza del fatto che il popolo sardo deve ribadire la sua sovranità sulla gestione delle proprie risorse a partire dall’energia e dall’ambiente (parte integrante del patrimonio identitario)  e intraprendere così concretamente il percorso di liberazione nazionale verso l’indipendenza della Sardegna. Questa è l’unica alternativa per non morire. Fate voi.”

-          Grazie del tempo che ci ha dedicato, Dottoressa. Speriamo di aver chiarito molti dubbi e di aver portato le persone a riflettere su certi aspetti della vita e delle cose che ci circondano.
“Grazie a voi, ragazzi, fintzas a s’Indipendentzia!”

3 commenti:

  1. GRAZIE DOTTORESSA PER LA SUA ONOREVOLE VOCE LIBERA. LE SUE DICHIARAZIONI DEVONO FAR RIFLETTERE.

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  2. Che c'è da aggiungere? se non ribadire a gran voce la chiusura dei poligoni militari? BRAVA CLAUDIA E GRAZIE PER LA TUA VOCE LIBERA.

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