venerdì 29 luglio 2011

Turista Fai-da-te?

Ho avuto occasione,  per via del lavoro, di verificare l’inefficienza dei collegamenti sardi, delle strade della Sardegna. Da quando ero piccolo piccolo non andavo al nord, ad Olbia, ad esempio. In 7 giorni ho fatto: Cagliari, Quartu, Carloforte, S. Antioco, Carbonia, Iglesias, Oristano, Ghilarza, Ozieri, Nuoro, Tortolì, Dorgali, Tempio, Olbia, Sassari, Siniscola, Porto Torres, Alghero e forse  dimentico qualche città. Insomma, un bel po’ di chilometri in giro per le strade sarde.

Visto e confermato il potenziale turistico della Sardegna, dato dai paesaggi incontaminati, dall’aria buona, dalle persone quasi sempre disponibili, dalla storia e dall’archeologia esclusivamente sarda come ad esempio i nuraghe mi chiedo: ma dove vogliamo andare?
Alla luce dello scippo dei trasporti marittimi da parte dell’accoppiata massonica Governo Berlusconi – Cin, mi chiedo dove andrà a finire la nostra terra e il nostro potenziale turistico e mi chiedo inoltre cosa vogliamo fare di noi.
Ma la colpa non è solo di soprusi e accordi massonici che dovremmo combattere con forza noi e la nostra classe politica irrilevante, se non inesistente. Mi viene in mente una scena: Berlusconi che firma sorridente per l’accordo con i rappresentanti della Cin, dicendosi mentalmente “Tanto quel coglione di Ugo Cappellazzi non avrà nulla da dire, come sempre”.
A parte questo, un’altra considerazione: ma le strade? I collegamenti tra un posto e l’altro?
Immagino un turista che viene qui per rilassarsi e godersi la tanto agognata Sardegna per una settimana o due: che provi ad andare da Tortolì a Baunei o Dorgali, che si goda il paesaggio e il viaggio lungo l’Orientale Sarda. Curve a gomito, stile Formula 1 con sotto strapiombi di decine, se non centinaia di metri. Si consiglia di non percorrere la suddetta strada dopo pranzo o dopo cena, tantomeno se si è bevuto qualche bicchiere di vino. Ed infatti l’Orientale Sarda è piena di croci.
La Strada Statale 131? L’arteria principale della Sardegna? Interminabili lavori, illuminazione scadentissima, decoro stradale inesistente, manto per lunghi tratti pericolosissimo, indicazioni approssimative.
Ne cito solo due per non rendere questo post troppo prolisso e per arrivare al dunque: ripeto, dove vogliamo andare?
La Sardegna ed il comparto agro-pastorale soffrono una crisi mai vista, con circa due aziende al giorno che chiudono i battenti e i sardi cosa fanno? Vanno a chiedere l’elemosina sotto la Regione, prendendo manganellate e lacrimogeni senza poi ottenere nulla. Un po’ di lungimiranza no, eh? Investire su ciò che abbiamo, pretendere trasporti e collegamenti migliori, vigilare noi per primi su quelli che sono i procedimenti per gli interventi sulle strade, incazzarci pure quando come succede sulla 131 i lavori durano un’eternità sono solo alcuni dei passi che dovremmo fare tutti insieme, uniti per il bene collettivo. Invece si pensa sempre al proprio orticello e che non venga toccato da nessuno. Non c’è bisogno di essere dei geni per arrivare a pensare che un vero sviluppo del turismo porterebbe benefici anche al comparto agro-pastorale in termini di valorizzazione dei prodotti locali, trasformazione delle grandi case in agriturismo, visite guidate alle aziende ortofrutticole e quelle della pastorizia. Sono solo alcuni esempi, questi.
La Sardegna può vivere di cultura e turismo, ha tutto il potenziale che noi non sfruttiamo. Mettetevi un attimo nei panni di un turista che viene qui: arrivate in nave con almeno 700 euro di spesa. L’agriturismo in cui alloggiate è privo dei più basilari comfort. Uscite per andare in spiaggia a 30 chilometri dal vostro alloggio e ci vogliono almeno ¾ d’ora. In spiaggia sdraio e ombrellone vi costano almeno 18 euro. E’ turismo, questo? E’ rilassarsi e godersi le sudate ferie? Credo proprio di no, e sa cruppa esti sa nosta.
Puoi farlo una volta, ma la seconda volta il pensiero va ad altri lidi più praticabili.
Vi lascio sperando di non avervi annoiato e sperando che qualche turista che aveva in mente di venire in Sardegna non legga questo post.



venerdì 22 luglio 2011

Unità e solidarietà? Parole sprecate!

Scusate il ritardo, ma l’aria dell’estate sarda mi fa venire voglia di altre cose che stare a scrivere le mie riflessioni su argomenti seri.
Detto questo, ho sempre provato interesse e curiosità nei confronti delle altre culture, degli usi e costumi, delle altre realtà anche molto diverse dalla nostra. Non avendo mai avuto un lavoro che mi permettesse di viaggiare e avendo una fottuta paura dell’aereo (che mi riprometto sempre di superare), non ho viaggiato fuori e quindi mi ritrovo sempre a chiedere direttamente alle persone provenienti da cultura differente quelli che sono gli elementi che la compongono. In questi giorni sto lavorando con un ragazzo musulmano del Marocco, tra le altre cose laureato. Gli ho chiesto di parlarmi del Ramadan di cui conoscevo a grandi linee il significato spirituale. Mi ha fatto conoscere un altro aspetto di questo mese di digiuno diurno che mi ha entusiasmato ed impressionato positivamente: “il Ramadan ti fa sentire la fame e la sete, ti fa sentire come chi non ha veramente nulla da bere e da mangiare, ti aiuta a capire come stanno quelle persone e di conseguenza ti educa ad essere solidale verso chi ha meno o molto meno di te”. Pur essendo io contro le religioni, come potrei giudicare negativa una interpretazione del genere di un’usanza religiosa? Non potrei, per come sono fatto io.
Mi ha spiegato inoltre l’educazione generale alla solidarietà ed all’unità, ad esempio:  in occasione di una qualsiasi morte, si recano dalla famiglia del defunto ad offrire aiuto economico e fisico, nel senso che possono fare i lavori di casa, preparare il pranzo etc. Oppure quando sta passando la macchina con il defunto all’interno tutti si fermano e si voltano a guardare il mezzo in segno di saluto e rispetto all’anima che parte. Sono cose che mi piacciono molto e che mi entusiasmano, debbo dire.
Dopo queste considerazioni, una riflessione che ci riguarda: che serva anche a noi sardi una sorta di Ramadan per riuscire ad essere solidali tra noi e per coltivare l’unità nazionale, minata da divisioni inutili ed improduttive anche tra paesi vicini? Certe persone si vantano dell’unità del popolo sardo, forse miopi o forse speranzosi, o forse ancora creduloni. Non basta una folla di 30.000 persone (su 1.600.000 circa), disperate o vicine alla disperazione che vanno a protestare sotto il palazzo della Regione per poter dichiarare che i sardi sono uniti. Non lo siamo affatto, ognuno si occupa del proprio orticello ed anche nelle emergenze ognuno è trascinato da interesse personale. Ricordatevi che siamo un popolo e siamo una Nazione, se non ne siete convinti andate a cercarvi le definizioni di “popolo” e di “Nazione”. Mi chiedo quindi come possa essere così disunito un popolo di 4 gatti che, ripeto, a volte riesce a scannarsi anche tra paeselli vicini ed a scatenare battaglie tra poveri in mezzo ad una guerra tra poveri.
Per quanto mi riguarda cerco sempre di fare tutto ciò che è possibile per aiutare un fratello sardo in difficoltà, per quanto mi riguarda non mi interessa guadagnarci nulla in una battaglia verso i poteri forti e verso i loro soprusi.
Mi sento di dire basta alle recriminazioni nei confronti dell’Italia, quello che attualmente è lo Stato di cui facciamo parte, la colpa è solo nostra. Un popolo senza unità nazionale, una nazione che non riesce a sentirsi tale ed a sviluppare una sorta di identità sono un popolo ed una nazione senza futuro. Prima cambiamo radicalmente questo menefreghismo e questo egoismo, prima potremo pensare ad uno Stato nostro indipendente, responsabile e coraggioso, pronto a lavorare con l’Italia su binari differenti e ad aprirsi all’Europa e al mondo tutto.
Unità e solidarietà, che belle parole. Sprecate.

venerdì 1 luglio 2011

Lettera aperta a Fiorentino Pironti, Direttore di Sardegna Quotidiano



Caro Direttore Pironti,


mi chiamo Enrico Piras e sono un vostro lettore. Le scrivo questa lettera aperta che pubblicherò sul mio blog personale Fueddus in Libertade (http://inlibertade.blogspot.com/).


Innanzitutto rinnovo i complimenti per il giornale e per il coraggio che avete dimostrato nell’intraprendere questa avventura. Un in bocca al lupo sincero.
In questi giorni vi sto leggendo sul vostro sito, anche e soprattutto per l’impossibilità di acquistare o comunque di avere il vostro giornale, visto che non risiedo a Casteddu e dintorni ma in un paesino di circa 4.000 anime, 
Decimoputzu, che dista circa 30 chilometri da Casteddu.

Ci sono molte cose che mi piacciono: una cronaca molto dettagliata, la politica esposta da un altro punto di vista e soprattutto le ospitate delle strisce del Fauno Banana, che ho avuto il piacere di intervistare 
recentemente.

Le scrivo questa lettera però per chiedere delle spiegazioni in merito ad un trafiletto a pag. 8 del giornale di venerdì 1 luglio. In questo trafiletto si parla dell’annuncio dell’assessore Liori della nomina dell’ex rettore di Sassari Alessandro Maida alla guida del comitato scientifico di controllo dell’attività della commissione di indagine epidemiologica per quanto riguarda la faccenda delle morti sospette avvenute intorno al  Poligono di Quirra.

Il sig. Alessandro Maida, oltre essere l’ex rettore di Sassari,  è attualmente iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre persone in un’inchiesta per  sei abusi d'ufficio, due falsità commessi da pubblici ufficiali in atti pubblici, una truffa aggravata. Mi chiedo se una persona su cui si indaga tra le altre cose per falso ideologico sia la persona più adatta ad un ruolo come quello che gli è stato affidato. Per chi legge, oltre Lei, e non sapesse cosa è il falso ideologico, specifico che un esempio di falso ideologico potrebbe essere proprio dichiarare delle cose anziché quelle che realmente sono. Cioè, una persona con un incarico del genere commetterebbe falso ideologico se, in presenza di metalli pesanti o uranio impoverito, dichiarasse nella sua relazione che non v’è traccia di questi. 

Aldilà di questa considerazione, con assoluto rispetto per  quello che presumo sia un difficilissimo ruolo, Le chiedo: come mai questo fatto non è stato specificato?

Mi auguro che questo venga specificato in seguito, poiché è un qualcosa che a mio avviso deve sapersi. Forse un eccesso di giustizialismo da parte mia, o forse no. Semplicemente tengo ad un’informazione pubblica precisa, affinché tutti abbiano dei criteri precisi per poi farsi ciascuno una propria idea in merito ad una determinata vicenda.
Complimentandomi nuovamente, Le porgo i miei più cordiali saluti.

Enrico Piras