domenica 19 febbraio 2012

Sardegna24, Bellu e il concetto di libertà d'infotmazione

Di recente è venuto a mancare all'affetto delle edicole sarde il quotidiano Sardegna24.

Quello che nasceva come quotidiano nuovo, quello che da tutti (gli interessati e, detto a sa sadra, gli interessosi) veniva proclamato come una ventata d’aria fresca pronto a mettersi in mezzo e a contrastare il duopolio L’Unione Sarda – La Nuova Sardegna, il giornale che doveva essere puro, duro e crudo e che doveva essere d’inchiesta. Bene:  uscito il primo di luglio del 2011,  l’ultimo numero ha calcato le edicole il 29 gennaio 2012, dopo varie vicissitudini.


Le stesse documentate dal Direttore del fu Sardegna24 Giovanni Maria Bellu in occasione della presentazione di “Asibiri”, che non s’è capito ancora cosa sia ora e cosa sarà in futuro. Forse un covo di scrittori di sinistra, di quegli intellettuali che scrivono più per autoreferenzialità che per informare? O forse, finalmente, un quotidiano (o un periodico) di giornalisti che fanno i giornalisti? Non si sa, ma io continuo a sperare.


Bene, Bellu in occasione dell’incontro spiega nei dettagli la breve storia e il declino di Sardegna24, spiegando i vari passaggi dalla nascita all’incidente, dalla rianimazione al coma per finire con la sopraggiunta morte. E finalmente conferma anche quello che tutti sapevano ma che nessuno diceva: Sardegna24 è stata un’idea di Renato Soru, ex Presidente della Regione Sardegna e attuale Consigliere Regionale del Partito Democratico. Sardegna24 era un progetto editoriale che doveva prevedere, oltre il cartaceo, un sito internet, una radio e poi in futuro una televisione. Doveva diventare, a mio modo di vedere, uno scudo, un’arma di difesa ma anche un’arma di contrattacco alla pseudo-informazione fatta più volte dalle componenti del duopolio citato inizialmente.


Si è parlato molto di informazione, dei vari modi di informare, un po’ di metodo, qualche frase ad effetto di Concita De Gregorio (che fu condirettrice insieme allo stesso Bellu dell’Unità, di proprietà di Renato Soru) e ancora gli interventi di vari giornalisti e di altre persone che scrivevano su Sardegna24.

Una cosa mi ha fatto riflettere sul concetto di informazione libera: che viene scambiato con un altro concetto, quello della pluralità d’informazione.


Il  deceduto berlusconismo ha avuto come risultato, tra le altre cose, di confondere questi due concetti. Mi spiego meglio: Berlusconi ha due giornali, uno di proprietà diretta ed uno del fratello, più almeno un altro paio che in questi anni ne hanno tessuto le lodi, decantato la magnificenza di ogni suo piccolo movimento, attaccato i nemici politici. E tutto questo nemmeno troppo velatamente. Quindi ha fatto sì che il concetto di libertà d’informazione fosse attaccare Berlusconi e il clan dei berluscones e tutto quello che ruotava attorno a lui, attorno agli alleati politici, attorno alla sua famiglia ed anche attorno alle sue parti intime.


Questa si può chiamare informazione libera? Io credo proprio di no.


Questa è battaglia tra clan, tra famiglie diverse. Questi sono due colpi di fucile a pallettoni in risposta alle fucilate del vicino d’ovile. Questa è merda lanciata addosso in risposta ad altra merda che t’è piovuta addosso.


Scriveva Bellu nell’editoriale di presentazione del giornale: “Li ho visti, in queste settimane, mentre formavo la redazione di Sardegna24: decine e decine di curricula stellari, studi di eccellenza nelle migliori università del mondo, ed esperienze lavorative misere segnate da retribuzioni modeste e precarie. Il nostro futuro umiliato a favore degli amici degli amici, dei raccomandati, dei furbi. Rilevi che un tempo, quando sei partito, per lo meno agivano di nascosto, si vergognavano. Oggi, invece, quasi rivendicano come un valore la loro cialtroneria e la loro amoralità.
Sembra dire che Sardegna24 stia nascendo per contrastare qualcosa, per fare un dispetto all’avversario politico dell’editore e non semplicemente per dare notizie, ma per dare notizie che smentiscano, perculino o danneggino in qualche modo il vile impostore.
E poi ancora, sempre dal primo editoriale di Bellu: “Non esiste il giornalismo obiettivo. Esiste il giornalismo onesto. E' la più importante tra le cose che ho imparato da Eugenio Scalfari quando, più di vent'anni fa, andai a lavorare a Repubblica. Non esiste il giornalismo asettico, esiste il giornalismo che offre un punto di vista sul mondo, come abbiamo tentato di fare in questi ultimi anni con Concita De Gregorio a l'Unità. Esiste solo il giornalismo che riferisce la verità sostanziale dei fatti, senza travisamenti e senza censure. 


Come sarebbe a dire che non esiste il giornalismo obiettivo? Non solo il giornalismo obiettivo deve esistere, ma trovo di fondamentale importanza l’esistenza del giornalismo obiettivo. Giornalismo obiettivo è uguale ad informazione libera. Né più, né meno.


O sono solo io che, pur non essendo giornalista, prima di scrivere qualcosa vado a fare ricerche di dati, di fatti, di conti economici, di articoli di legge etc., per dare a chi mi legge dei punti di riferimento OBIETTIVI e non parziali?


Devo forse pensare che l’informazione libera sia nascondere le magagne di uno e mettere in risalto, sbattendole in prima pagina, le magagne e le malefatte dell’altro?
No Direttore Bellu, mi permetta: questa non solo non è informazione libera ed obiettiva, questa è informazione PARZIALE. E’ pluralità di informazione, certo, ma non informazione libera. L’informazione libera è un’altra cosa. L’informazione libera è quella che non ha padroni in politica, né in altri campi. L’informazione libera, come dice lo stesso Bellu, è semplicemente l’informazione che informa. A 360°.


L'informazione oggi ha davvero bisogno di essere libera, apartitica, democratica e deve riportare così notizie anche scomode.

Io scrivo spesso delle varie situazioni sarde nel mio blog, riporto punti di vista diversi, molto impopolari a volte, cerco umilmente di dare spunti di riflessione. Non sono tra quei blogger sardi che non fanno altro che rappresentare una Sardegna che si piange addosso, vittima e Madre dolorante, figlia di uno Stato che non la vuole. No, io no.

Io sono tra quei blogger che sogna una Sardegna diversa, sovrana, responsabile, artefice del proprio successo con la complicità di tutti i sardi, nessuno escluso. Sono tra quei blogger che dice "Basta" alle passeggiate recriminatorie fino ai palazzi romani o per le vie di Cagliari. Che dice "Basta" alla facile demagogia strappa-lacrime o al becero populismo di stampo leghista.

Ci tengo a dare un'immagine diversa della Sardegna e dei sardi.

Tengo a precisare che non faccio parte di nessun partito o movimento e col mio blog non guadagno nulla. Non ho quindi nessun tornaconto economico o politico e quindi nessun particolare interesse, se non quelli che ho scritto prima.

Sono indipendentista, eppure se ci s’addentra un attimo nel mio blog si trova facilmente qualcosa che va contro l’attuale area indipendentista.


Io posso definirmi libero e senza padroni. Come dovrebbero potersi definire liberi  e senza padroni tutti quelli che si occupano di informare.
Indro Montanelli, quando Berlusconi passò alla guida de “Il Giornale” gli disse chiaro e tondo questa frase: “Tu sei il proprietario, io sono il padrone almeno fino a che rimango direttore.”. 


E ancora: “ Io veramente la vocazione del servitore non ce l'ho”. E quando Berlusconi scese in campo, cercò di imporre a “Il Giornale” ed allo stesso Montanelli la sua linea politica. Montanelli, in tutta risposta, lasciò la direzione.

Ecco, quello della libertà dal padrone dovrebbe essere un dogma per chiunque voglia fare il giornalista o che si accinga ad assumere la direzione di un giornale.


Perché, come diceva lo stesso Montanelli, “l’unico padrone del mio giornale, oltre me, è il lettore.”



De Deximeputzu, Regioni de Casteddu, Sardigna

Restiamo sardi (e informati)


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