E'
da tantissimo che non scrivo. Torno a scrivere con questo che non vuole
essere un post costruttivo, ma solo di constatazione.
Constatazione
di rabbia ed indignazione dopo l'ennesimo suicidio per via della crisi: un uomo di
Serramanna, 47 anni, sposato e con un figlio che da poco aveva perso
il lavoro d'operaio. L'ultimo di 3 suicidi nelle ultime 72 ore.
Quelli precedenti hanno riguardato due imprenditori, uno di Macomer e
l'altro di Orotelli. Difficile capire cosa passi nella testa di un
suicida, alcuni lo definiscono un atto di codardia.
Io
no.
Io penso che a volte il peso della vita sia troppo grave da
sopportare, non mi spiego altrimenti gesti simili. Penso che un
imprenditore non sia solo un “padrone”, conosco tanti
imprenditori “padroni” ma altrettanti per cui vengono prima i
loro dipendenti e le relative famiglie rispetto a loro stessi. In
tutti e tre i casi erano pezzi del tessuto produttivo sardo,
perlomeno di quel che ne rimane. Un tessuto produttivo vessato da
Equitalia, da Enel, Abbanoa, Inps, Inail e de totus is cunnus chi ndi
du s'at cagaus. Tasse e imposte, bollettini e bonifici.
Paga,
altrimenti ti pignoro la prima casa.
Perché devi preferire andare
alla banca e alla Posta piuttosto che andare al supermercato a
comprare il latte e i pannolini per tuo figlio. Perché devi pagare
prima il canone RAI e l'IMU prima che pensare di preparare un piatto
di pasta per la tua famiglia.
E
potete pure parlarmi di retorica, di demagogia, di populismo ed in
effetti sì, questo post ne contiene e ne conterrà a bizzeffe. Ma sono solo i
fatti a parlare, difficile poter dire altrimenti. E' la cronaca
quotidiana di una Sardegna che va a rotoli tra suicidi,
disoccupazione, cassa integrazione, isolamento e politiche
sconsiderate da parte di gente che in più di 60 anni di autonomia
non ha saputo dare a questa terra maledetta ciò che si merita: un
presente ed un futuro migliori.
Non
so cosa bisogna fare, come ho detto all'inizio questo non è il mio
solito post che vuole essere anche costruttivo. Non sono io a dover
dare, o provare a dare, le soluzioni ad una situazione diventata
insostenibile. E tutto questo mentre quelli pensano a chi candidare come prossimo Presidente della Repubblica italiana.
Ma anche se il mio credere nell'autogoverno della Sardegna non è
fondato su recriminazioni, oggi più che mai dico che abbiamo bisogno
della nostra emancipazione come popolo, di rapporto diretto con gli
altri popoli del Mediterraneo, dell'Europa e del Mondo. Abbiamo
bisogno di guardare noi ai nostri problemi con responsabilità e
coraggio, senza l'assistenza dello Stato che ci sta uccidendo.
Abbiamo bisogno di pensare ad un altro modello di economia non basato
sul PIL a tutti i costi, che va poi a discapito del territorio e del
popolo stesso, vedi piano di Rinascita che ha lasciato merda,
disoccupazione e cassintegrazione. Abbiamo bisogno di risorgere
culturalmente, da sardi, da mediterranei, da europei, da cittadini
del mondo.
Ma
prima di tutto guardiamo le cronache e facciamo quel che si deve
nell'immediato per dare un aiuto alle imprese, alle famiglie, AL
POPOLO SARDO.
VAFFANCULO.