martedì 3 gennaio 2012

Una nuova e definitiva fase dell'indipendentismo moderno? Forse ci vorrebbe.

Una nuova fase dell’indipendentismo moderno,  ecco cosa ci vuole.  E’ un mio proposito per questo anno 2012, che si preannuncia ricco di rivoluzioni in ogni ambito.
Non parlerò di Unidades Indipendentistas che ormai abbiamo capito che, non essendoci mai state, non ci saranno mai. Ogni identità indipendentista ha le proprie caratteristiche, le proprie priorità, una propria identità, appunto. Ci sono altri modi per stare uniti per un obiettivo comune, pur proseguendo su binari separati, ma obbligatoriamente paralleli, sempre che si voglia veramente perseguire l’obiettivo dell’autodeterminazione graduale e che non si aspiri ad avere quella poca visibilità che attualmente l’indipendentismo offre.
Ingredienti principali di questa mia nuova ricetta sono:


1)      Umiltà;

2)      Totale assenza di sete di potere o di visibilità;

3)      Senso del dovere;

4)      Informazione e competenza sugli argomenti trattati;

5)      Maturità politica;

6)      Comunicazione efficace, sia interna ma soprattutto esterna;

7)      Volontà di creare una “rete” indipendentista attiva su tutto il territorio Natzionale.

Questi ingredienti devono per forza portare alla nuova fase di cui parlo, soprattutto nell’ultimo punto.
E come ogni ricetta che si rispetti, tutti gli ingredienti devono amalgamarsi tra loro in diverse fasi della preparazione, proprio per arrivare a forgiare un elemento/alimento nuovo, unico, pronto per essere servito in tutte le tavole sarde.

Perché l’umiltà, la totale assenza di sete di potere o di visibilità e il senso del dovere?

In questi ultimi due anni mi sono preso la briga di osservare l’indipendentismo nella quasi totalità e dalla mia analisi sono emerse queste lacune, come appunto la quasi totale assenza di umiltà (perché tutti, anziché fare un passo indietro ed ascoltare chi ne sa più di loro, vogliono per forza imporre la loro idea, “a sa sadra”), tutti, nei modi spesso sbagliati e con prepotenza hanno avuto bisogno del loro spazietto di popolarità venendo così meno al senso del dovere, che io intendo appunto come lavorare a senso unico verso l’autodeterminazione. Certo, ci sono casi e casi ed infatti prendo a campione la quasi totalità. Ecco, per conto mio, cosa che dico sempre a chi mi conosce, sarei stato felicissimo di ascoltare chi ne sa più di me e portare in giro il verbo, il nuovo progetto, proposte concrete per il pastore o l’agricoltore che reclamano, per la pensionata che non arriva a fine mese, per l’imprenditore che cerca nuove idee. Io l’avrei fatto, e l’avrei fatto senza pretendere posti di potere o visibilità. Senso del dovere, appunto. D’altronde, a parte il mio nome in questo blog, ho mai reclamato la paternità di certe idee che mi sono balzate alla mente? Mai. Le ho sempre date in pasto a tutti, senza mai pentirmi.

Sull’informazione e sugli argomenti trattati ci sarebbe molto da dire, ma mi limito a ricordare a me stesso, a chi parla, a chi scrive, a chi diffonde l’indipendentismo ad informarsi a fondo su ciò che stanno scrivendo su Facebook o, ancora peggio, sui comunicati ufficiali. Non per altro, perché diffondere notizie non certe, creare alle volte false aspettative o alimentare la protesta è, la maggior parte delle volte, dannoso. Sia per  i sardi che per un’area indipendentista tutta che sta cercando pian piano di acquisire credibilità. Per spiegarmi meglio: il sardo già è scettico di suo, figuriamoci se ancora una volta gli si creano false aspettative su una data cosa che poi si rivelano essere aria fritta. Secondo voi quello che poteva essere un potenziale elettore indipendentista di cosa vi accusa? Di essere venditori di fumo. E di venditori di fumo qui ne abbiamo avuti sin troppi, soprattutto nell’era autonomista!

E qui riprendo gli ingredienti “maturità politica” e “comunicazione efficace, sia interna ma soprattutto esterna”. Come in una data corrente politica della stessa parte non volete sentire uno che dice A e l’altro che dice Z, come pensiate che la prenda questa cosa un sardo da parte di una corrente in minoranza come la nostra? Devo riprendere il luogo comune di “pocos, locos y mal unidos?” Non credo che serva, penso che abbiate già capito. Certo, come dicevo all’inizio ognuno deve mantenere la propria identità, ma una linea di comunicazione comune non sarebbe male. Scrissi su Facebook poco tempo fa che per ognuna di quelle persone che si soffermano a parlare con chi esprime dubbi sull’indipendentismo, ce ne sono almeno 20 che liquidano quelle persone con slogan tipo “Indipendentzia”, o ancora peggio con frasi tipo “Tocca tocca, bai ca tui sesi italianu, continua a votai is partidusu italianusu” (Ascolta, vai che tu sei italiano, continua a votare i partiti italiani). Avendo un po’ di nozioni di base di comunicazione, posso dirvi con certezza che una delle filosofie di comunicazione più efficaci per far comprendere il vostro punto di vista è quella del “WIN-WIN”, “vinco io-vinci tu”. Consiste nel portare l’altra persona a guardare dal vostro punto di vista ed a portare voi a guardare dal punto di vista dell’interlocutore, cercando così di trovare un punto d’incontro. Io lo terrei a mente, come appunto lo tengo sempre a mente.

Ma la vera novità consiste nella volontà di creare una “rete” indipendentista attiva su tutto il territorio Natzionale. Cosa significa creare una “rete” indipendentista?
E’ il fulcro di tutto questo post. Significa prendere i punti di forza di ogni singolo movimento o partito, di ogni singola iniziativa di ogni singolo componente di un movimento o di un partito e farla propria. Perché questo è uno dei problemi dell’indipendentismo, la poca condivisione delle idee altrui, pur ritenendole buone. Non so da cosa dipenda questo, se dal pregiudizio, se dall’invidia o da altri fattori. E’ comunque tendenzialmente così che si fa. Questo vorrei veramente che non accadesse più, ed anche qui si tratta di  maturità politica. Posso dire di essere un indipendentista libero, come tanti ce ne sono, che non si riconoscono in nessun movimento o partito specifico, perciò posso condividere ed agevolare le iniziative di questo o di quello. Si può dire la stessa cosa di tutti gli indipendentisti? Credo proprio di no. E qui tornano in ballo umiltà, assenza di sete di potere o di visibilità e senso del dovere. Dall’altra parte, visto che ci sono questi indipendentisti che non si riconoscono in nessuna sigla, chiederei a tutti i movimenti o partiti di accettare le idee di queste persone, elaborarle e poi vedere se possono svilupparsi o evolversi, senza escluderle a priori.

Questo intendo per fare “rete”. Una vera inclusività di tutte le persone che lavorano per l’autodeterminazione gioverebbe a tutto l’indipendentismo, a parer mio, e sarebbe appunto un’apertura di una nuova fase di quest'ultimo, forse di quella definitiva. Significherebbe anche riportare finalmente la politica in mezzo al popolo, per il popolo, eliminando in parte quella distanza dalle esigenze quotidiane o di quelle a medio-lungo termine che oggi caratterizzano quella che noi chiamiamo “casta politica”.

Per il bene dell’indipendentismo.





7 commenti:

  1. Condivido appieno. Mi rifarei al modello usato dal Blocco Nazionalista Galiziano che ha dato buoni risultati.

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  2. Condivido. Con questa lucidità si possono fare parecchi passi avanti... In paris!

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  3. condivisibilissimo!
    ps. un pizzico autorefernziale eh...

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  4. Bravo Enrico bel pezzo di cui condivido tante cose. Sono invece piuttosto scettico sulla conservazione delle identità, per il semplice fatto che è proprio la frammentazione in tanti soggetti che alimenta i meccanismi perversi e autolesionisti che giustamente denunci. Le differenze politiche non sono tali da giustificare questi scenario (eccezzion fatta per ampi) e tutti i sardi pagano il fatto di non avere un soggetto indipenentista forte e credibile.

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  5. Andrea, ti mando in privato qualcosa sul modello galiziano. Gratzias!

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