giovedì 30 giugno 2011

La satira di "Intanto in Viale Trento", Intervista all'ideatore Fauno Banana


Da un po’ di tempo su Facebook imperversa una pagina che si chiama “Intanto in Viale Trento” (http://www.facebook.com/intantoinvialetrento?ref=ts): si tratta di una pagina di vignette satiriche sulla politica sarda veramente pungenti come una buona satira dovrebbe essere.  Tratta tutti gli argomenti, dai trasporti al bilancio, dalle vertenze alle urgenze, dalla società agli usi e costumi, sempre in maniera puntuale e precisa, sempre lasciandoti il sorriso sulle labbra, avendo tra l’altro il buon gusto di rendere tragicomiche delle faccende che di comico a volte non hanno proprio nulla. Tra tutte le cose, la guest star (ovviamente in negativo) è il Governatore che non governa, Ugo Cappellacci, di cui nelle strisce quasi mai ricordano l’esatto cognome, che viene perculato parecchie volte da più parti, di cui viene enfatizzato il fatto di non capire molto di politica e di dimenticarsi a volte il suo ruolo.


Personalmente conobbi la pagina per caso e, non avendo mai visto satira sarda come si deve, inizialmente ci feci molto poco caso. Col passare del tempo iniziai invece a seguirla giorno dopo giorno, come credo tanti altri, poiché scoprì invece che c’era qualità in quelle vignette. Qualità di satira, oltre che qualità tecniche di fotomontaggi e il lavoraccio, da non sottovalutare affatto, di ragionare sulla striscia per evitare che risulti “bamba” o poco pungente, la ricerca delle foto giuste, il lavoro del montaggio. Tutto ampiamente riconosciuto dal popolo di Facebook, a quanto pare, visto che la pagina senza nessuna pubblicità oggi conta circa 6.500 iscritti e ogni giorno le strisce ricevono centinaia di “like” e molti, molti commenti. Ma non solo il popolo di Facebook si è accorto delle strisce. Il neonato “Sardegna Quotidiano” (http://www.sardegnaquotidiano.it/) ospita ogni giorno le strisce di “Intanto in Viale Trento” (L'Ugnone e La Nuova non avrebbero mai potuto essere così lungimiranti). Come se le prove della qualità non bastassero, c’è un libro in lavorazione che conterrà queste strisce.


L’ideatore di queste strisce è un famoso (o fantomatico) Fauno Banana ed oggi mi ha concesso il piacere di un’intervista:

Buongiorno Banana, anzitutto grazie dell’intervista. Ci dici come è nata “Intanto in Viale Trento”?


Ciao Enrico, grazie a te. È nato tutto per gioco lo scorso settembre sulla mia pagina Facebook. Un amico aveva pubblicato un piccolo fumetto con Berlusconi e Fini preso dal blog Metilparaben: in coda c’era il link del sito usato per montare il fotoromanzo. Mi sono messo a giocarci, ho pubblicato le prime cose sulla mia pagina e la risposta dei miei amici è stata notevole. Dopo dieci giorni, ai primi di ottobre, ho provato ad aprire una pagina dedicata e la cosa evidentemente è piaciuta ed è cresciuta, in modo lento ma costante. E ora è totalmente fuori dal mio controllo!



Ad oggi vanti già un po’ di tentativi di imitazione, vedi “Intanto in via Roma” o “Intanto a Sa Illetta”. Io non mi esprimo in merito, pur avendo un pensiero mio. Ci dici sinceramente cosa ne pensi?
    
Ah ah, a parte il giudizio sull’imitare un linguaggio, uno stile e idee altrui, la cosa che mi lascia più perplesso è la mancanza di “sottotesto”. Nelle cose che faccio io, anche quando sono stupide o sghembe o poco ispirate (e capita spesso), dietro le battute e le situazioni c’è sempre una implicita “cronaca” di quello che succede davvero nella politica. Questa cosa non la vedo negli imitatori. Scimmiottano ma non mi sembra abbiano capito che Intanto in viale Trento non è solo una pernacchia fine a se stessa.



Dalle vignette pare che tu non abbia credo politico. Cosa pensi del panorama politico sardo?


Me la potrei cavare facilmente dicendoti che è deprimente! La cosa più tragica è che, tolte rare eccezioni, il livello culturale della classe politica è quasi da analfabetismo di ritorno. È una posizione demagogica, ma tutti dovrebbero togliersi la soddisfazione di andare ad assistere di persona a una seduta del Consiglio regionale. Sarebbe più chiaro perché questa regione rimane sottosviluppata nonostante le energie e le intelligenze che ci sono. Poi non sono tutti così, ma quelli bravi e preparati sono troppo pochi in un panorama di politici che pensano agli affari propri e a scaldare la poltrona



E di quello italiano?


Valgono sicuramente molte considerazioni appena fatte. Siamo un paese che da vent’anni è congelato nell’idiozia del berlusconismo. Pagheremo il prezzo culturale di questa demenza per anni e anni, purtroppo: lo vediamo nell’anarchia e nella maleducazione diffusa della vita quotidiana. Ma questo è anche colpa di una sinistra che è stata incapace di dare vita a una proposta alternativa, sostenuta da persone credibili, e si è preoccupata per vent’anni di fare calcoli e calcoletti astrusi di presunta realpolitik. Ma perché mi fai diventare un altro trombone che sproloquia di politica?



Veniamo ad un argomento spinoso: cosa pensi dell’indipendenza della Sardegna e degli indipendentisti?


In estrema sintesi la trovo una posizione anacronistica. È irrinunciabile che la Sardegna smetta di essere lo zerbino dello Stato italiano, e su questo siamo tutti d’accordo. Una delle cose per cui ricorderemo Soru è proprio la sua battaglia sulla sovranità della Sardegna in tanti settori: questa mi sembra la strada giusta e anche l’unica possibile. Sugli indipendentisti chioso con una battuta: pocos, locos y muy ruidosos. Il loro peso sulla società è inversamente proporzionale al baccano mediatico che fanno su Internet. Poi insomma: provo rispetto per tante loro idee. La diagnosi di tanti problemi mi sembra corretta, la cura mi sembra fuori dal mondo. Penso che sia giusto puntare sulle nostre peculiarità, ma reclamare l'indipendenza mi sembra un sogno irreale.



E di Massimo Zedda sindigu de Casteddu? Credi che Casteddu migliorerà?


È troppo presto per esprimere un giudizio, ovviamente. I primi passi mi sembrano nella direzione corretta. E poi credo che, dopo dieci anni con l'amministrazione di unni che abbiamo avuto, bastino semplici iniziative di buon senso per marcare una differenza notevole col passato. Quello che davvero conta è che Zedda rappresenta una boccata di ossigeno per una città asfittica e paralizzata come Cagliari. Il capoluogo ha bisogno di svegliarsi: è una città bellissima ma intorpidita e quasi abbandonata. La vera sfida penso che sia questa: svegliare Cagliari e sottrarla alla dittatura dei bottegai e delle solite famiglie che controllano tutto.



Tornando alle vignette, che è argomento ben più lieto, come fai ad essere sempre così puntuale e pungente? Ce lo puoi dire o è segreto industriale militare?


La verità è che non ho nulla di meglio da fare! La sera, dopo cena, invece di rimbecillirmi con la tv o con la Wii, mi metto a fare la striscia. Il segreto è che mi diverto un mondo: a raccogliere gli spunti dai giornali o dalle notizie che girano, a cercare o creare le immagini adatte e poi prendere tutto e mischiarlo alle mie fissazioni da nerd per giocare alla citazione nascosta. Mi aiuta l'esperienza di lavoro che ho vissuto negli anni scorsi: per qualche tempo ho lavorato nei Palazzi del potere e quello è un bacino inesauribile di trovate.



Qual è quella che ti è piaciuta di più? E quella per cui più hai riso durante la realizzazione?


Non esiste una striscia che mi piace più di altre, anche se alcune mi diverte rileggerle tuttora. La cosa che preferisco è cercare di prendere i lettori in contropiede, tirando fuori idee assurde come i fenicotteri o citazioni di film anni Ottanta. La striscia resta divertente se sorprende, credo. E il primo ad essere sorpreso sono spesso io quando la faccio: mi basta trovare una foto particolare e la mia idea iniziale prende tutt'altra strada! A volte, quando ne realizzo una che mi sembra davvero brillante, mi viene l'angoscia su cosa potrò inventarmi di meglio, ma poi il giorno dopo qualche idea arriva sempre. Fondamentalmente è durata così tanto perché mi diverto molto e ho sentito da subito il forte affetto e l'apprezzamento di chi la leggeva.



Grazie dell’intervista Banana, sei stato disponibilissimo e gentilissimo. Ora, come ogni interrogazione che si rispetti, lasciaci con un argomento a piacere…


E dove siamo, da Marzullo? Grazie a te per l'interessamento e grazie a chi mi legge e ha avuto la pazienza di sopportarmi in versione "intervistato che se la tira"!



venerdì 17 giugno 2011

Ma che colpa abbiamo noi?

Lo ammetto, da giustizialista quale sono per natura  che diffida alla prima cosa fuori posto che si sente o si legge, anche io inizialmente ho pensato male dell’indipendentista Doddore Meloni. Succede quasi sempre, è un brutto vizio che a volte tutti abbiamo quello che ci porta a non ascoltare l’altra campana prima di giudicare o, ancor peggio,  di sentenziare. Ne ho parlato con amici, ho letto più articoli in cerca di altri particolari ma si torna sempre lì: a Doddore Meloni denunciato per  frode in commercio, evasione fiscale e  bancarotta fraudolenta. Denunciato appunto, non condannato.
Una breve premessa per precisare che non sono tra quegli indipendentisti che difendono le ragioni dell’indipendentismo e i personaggi dell'indipendentismo sempre e a prescindere dai fattori che abbiano determinato queste ragioni o da chi siano i personaggi, ma delle considerazioni che anche in questa vicenda tendano a limitare le assidue demonizzazioni dell’indipendentismo e degli indipendentisti è doveroso farle.

Ad esempio per quanto riguarda la frode in commercio, se questi signori si informassero un attimino, verrebbero a sapere che il tanto riempirsi la loro bocca ed attaccare una persona per questo motivo è talmente ingenuo quanto ignorante: credete, ad esempio, che un succo di frutta di qualità contenga veramente la percentuale di frutta ostentata sull’etichetta? O che le informazioni sui valori nutrizionali siano tutte esatte? Avessimo il potere ed i soldi per far esaminare un qualsiasi prodotto che acquistiamo in un qualsiasi supermercato, sono convinto che ne verrebbero fuori delle belle. Certo è che la frode in commercio resta sempre un reato grave che condanno assolutamente, soprattutto se associato al settore dell’alimentazione.

Per quanto riguarda la bancarotta fraudolenta , vi vedo così tanto indignati per quella che è una denuncia ad un commerciante che si dice sia arrivato ad avere 23 autisti, che si dice fossero anche pagati in nero (che scandalo in Italia o in Sardegna il lavoro nero, ma guarda un po’!) e state a guardare impassibili  con il fegato corroso quando l’ex patron della Parmalat Calisto Tanzi, CONDANNATO A 18 ANNI quindi già colpevole ha buttato sul lastrico migliaia di famiglie di azionisti anche sardi? Mi sembra che ci sia una disparità tra un grado di indignazione e l’altra e questo mi stupisce, visto e considerato che all’indignazione si accompagna spesso il qualunquismo. Ovviamente spero di non dover spiegare che  vista la citazione della vicenda Parmalat non voglio difendere nessuno.

E l’evasione fiscale? Condanno assolutamente anche quella, perché la prima considerazione che mi viene in mente è che se c’è così tanta pressione fiscale è soprattutto colpa degli evasori. Se una piccola impresa si ritrova a dover versare quando va bene il 43% di ciò che ricava, è anche colpa di chi non versa manco un centesimo in un contenitore che in qualsiasi modo deve essere riempito.
Siamo soggetti a questa fiscalità, le imprese sono socie in affari di uno Stato, quello italiano, che tra l’altro non le restituisce in servizi, come accade in ogni Stato quanto meno dignitoso, come accade in Germania dove mi dicono che siano quasi contenti di dover pagare le tasse o in Francia, dove per pagarle non devi fare i salti mortali come si fa in Italia e in Sardegna.

A Doddore Meloni chiederei solo una cosa: se non riconosce lo Stato e le istituzioni italiane tutte, se come ha dichiarato, questa è un’azione dimostrativa di disobbedienza civile ad uno Stato che opprime soprattutto le piccole e medie imprese, ad uno Stato che dovrebbe lasciarci liberi di autodeterminarci, perché non l’ha dichiarato prima della denuncia? L’ha fatto in qualche occasione?

Io non mi riconosco nella corrente indipendentista e nelle ragioni dell'indipendentismo di Doddore Meloni, ho un altro modo di vedere l’indipendentismo, ma se avesse dichiarato prima della denuncia la disobbedienza civile e se quei soldi fossero stati realmente evasi (per quelle che sono le leggi dello Stato italiano) ma conservati per la causa indipendentista, gli darei tutte le ragioni del mondo. Si, perché forse non lo sapete, ma lo Stato italiano deve alla Sardegna circa 10 miliardi di euro di tasse non ridistribuite, più volte contrattate da questa o da quella Giunta regionale ma di cui non abbiamo mai sentito nemmeno l’odore. Allora sì che sarebbe una bella azione. Un’azione che dovrebbero intraprendere tutti, soprattutto quelle persone, quei piccoli commercianti, il Popolo delle Partite Iva, i Pastori Sardi, tutti i sardi che pagano fior di quattrini allo Stato italiano. Bloccare le entrate dello Stato italiano dalla Sardegna finché non si arriva a recuperare quei 10 miliardi di euro. Ovviamente dovrebbero essere amministrati al meglio, cosa che comunque questa classe politica più italiana che sarda non saprebbe fare, vittima e complice degli ordini da Roma.

Un’altra cosa per chiudere, un altro appunto: badate bene, gli indipendentisti sono anch’essi persone che vivono, lavorano, gioiscono, si indignano spesso, sbagliano e pagano. Allora perché trovare ogni scusa buona per attaccare l’indipendentismo e gli indipendentisti? E’ così divertente? Ma come, siamo una sparuta minoranza da cui tra l’altro molte volte avete attinto in quanto a proposte, elaborazioni, battaglie e lotte, dite che non siamo nulla e che mai saremo nulla, perché vi accanite tanto ogni volta? Nemmeno puzziamo, mentre quelli di sinistra ho sentito dire da un ometto basso, coi tacchi e senza capelli che puzzano pure…MA CHE COLPA ABBIAMO NOI?



venerdì 10 giugno 2011

Non lo sapevate? Sapevatelo!


Pensi alla Sardegna.

Se non ci abiti,  ti viene in mente una terra di mare, una terra bella, dove i soldi girano, dove ci si diverte, dove è facile sognare, il posto ideale in cui vivere. Del resto, tutta la Sardegna è Costa Smeralda. Tutta la Sardegna è fatta dei Briatore, degli Aga Khan, di feste mondane in discoteche e locali di lusso, di caviale e champagne, veline, escort, e genti pillanzosa (gente con il soldo). 
Pensi alla Sardegna che ti fanno vedere alla TV, ma dal vivo in certe situazioni, è molto, molto più bella di quella che ti fanno vedere. Certi luoghi isolati della Sardegna sono molto meglio della Costa Smeralda. Se non ci abiti, non puoi saperlo.
 La Sardegna non è certamente solo questo. La Sardegna Costa Smeralda è una piccola, piccolissima parte percentuale della  situazione reale. Ad esempio, lo sapete che in Sardegna circa la metà della forza lavoro esistente non ha lavoro?

Lo sapete  che, essendo molto pochi, se non hai delle amicizie, se non ti rendi vittima del clientelismo e se non sei invitato alle consuete cene pre-elezioni, dove è presente il candidato da appoggiare, difficilmente trovi lavoro? E questo non solo per gli ignoranti come me. Anche i laureati non trovano il lavoro per cui hanno studiato per anni e sono costretti a lavorare nei campi per potersi creare una famiglia o partire “in continente”,  la maggior parte delle volte. Ne è la testimonianza il fatto che in Sardegna abbiamo il record di disoccupazione giovanile: dati dell’anno scorso dicono che i giovani dai 15 ai 24 anni che non hanno lavoro o lavorano in nero (e che quindi, se si infortunano gravemente vengono quasi sicuramente licenziati) sono il  44,7%. Un dato deprimente.

Lo sapete che in Sardegna, in certe zone non si muore più di vecchiaia? Ebbene sì, nonostante la longevità dei sardi che abitano in certe zone sia studiata a livello mondiale, in certe altre zone non si muore di vecchiaia. Ad esempio, abbiamo il 60% delle servitù militari italiane, distribuite qui e lì nell’isola. E lo sapete che, coincidenza, è proprio in quelle zone che i sardi non muoiono più di vecchiaia, ma si ammalano di particolari patologie gravi, riconducibili alle scorie tossiche, e  molto, troppo simili alle patologie contratte in zone di guerra? Sapete che c'è stato del bestiame nato senza occhi o senza orecchie e non solo? O donne in età fertile che non riescono a portare avanti una gravidanza? Ah, non lo sapete? In Italia non ve lo dicono? Non vi dicono che in Sardegna c’è stata una evidente politica coloniale da parte dell’Italia, con un'industrializzazione, privata e statale, completamente scriteriata, di cui oggi si vedono i frutti?


Lo sapete che ci sono delle cose per cui quasi tutta la classe politica sarda non protesta e non prende provvedimenti, non ultimo lo scandalo E.On al nord? Si, perché un’azienda DISTRIBUTRICE DI ENERGIA PULITA, per delle cause sconosciute, ha sversato circa 30.000 litri di petrolio in mare, contaminando dei tratti tra i migliori della Sardegna, per dirne due Platamona o il Parco dell’Asinara. Alla faccia dell’energia pulita e del rispetto per l’ambiente! 


Oltre questo, lo sapete che quasi non abbiamo la possibilità d’eleggere rappresentanti sardi in Europa?  E sapete perché? Perché siamo in un Collegio Elettorale, chiamato “dell’Italia insulare” che ci accomuna alla Sicilia come fossimo un’unica cosa. Una cosa praticissima, se non fosse che noi abbiamo una popolazione di circa 1.600.000 abitanti, mentre la Sicilia ne conta più di 5.000.000. Ed un siciliano non va mica a votare un rappresentante sardo, con tutta l’onestà del mondo, non lo farei nemmeno io. Malta, che ha poco più di 400.000 abitanti, conta 7 rappresentanti europei. Noi, che siamo più del triplo, solo uno, ed anche per grazia ricevuta. 

 Ci sono queste e tante altre cose di noi che non sapete lì in Italia. Per la maggior parte di voi, la vacanza in Sardegna è quasi un sogno. Sarà perché costa molto venire qui? Forse!
 Con questo non voglio certo screditare la mia isola, che amo immensamente e che reputo mia ragione di vita, lungi da me. Con questo voglio solo portare all’attenzione di voi italiani che qualche problemino ce l’abbiamo, anche per colpa del vostro Stato.
Detto questo, continuate a venire in Sardegna. Per tradizione ed educazione, il popolo sardo vi accoglierà a braccia aperte, con l’ospitalità e l’affetto che da sempre ci contraddistinguono.

giovedì 9 giugno 2011

Cari indipendentisti duri e puri...


Il 15 e 16 maggio il popolo sardo con una percentuale di affluenza alle urne storica ha espresso chiaramente la sua contrarietà alle centrali nucleari e ai siti di stoccaggio delle scorie nell’isola. Il 60%: per fare un esempio, quando nel 2009 fu eletto il presidente evanescente Cappellacci, l’affluenza fu del 53%. Una vittoria sotto tutti i punti di vista, poiché i SI hanno raggiunto e sorpassato il 97%. Una vittoria che ha dato luce alla Sardegna ed ai sardi, una prova d’orgoglio e di voglia di sovranità davanti a tutto il mondo, grazie ad un referendum consultivo promosso da Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione e dal comitato Si Nonucle, cui poi a ruota si sono uniti la totalità dei movimenti indipendentisti, associazioni ambientaliste, partiti vari etc., e questo permettetemi di specificarlo, da indipendentista convinto e orgoglioso di questa vittoria. E una lode a Renatino Soru che tra i grandi politicanti è stato l’unico a ricordare che il referendum consultivo è stato promosso inizialmente da Bustianu, SNI e dal Si Nonucle.

Fatta questa premessa, in questi giorni sto vedendo su Facebook dei segnali da parte di certi indipendentisti che non mi piacciono affatto. Sono segnali a mio modo di vedere estremisti, fuori dalla realtà e che mancano di concretezza. C’è chi si sta esprimendo a favore dell’astensione dal referendum italiano, affermando che noi sardi abbiamo già dato la nostra risposta e che l’Italia non può obbligarci a prenderci le centrali o i siti di stoccaggio. Ecco, mi chiedo se lor signori in questi ultimi 17 anni abbiano abitato su Saturno col compito di contare gli anelli o su Mercurio, magari bisognosi di un po’ più di caldo. Posto che io sono per l’indipendenza della Sardegna sempre, e questo mai si metta in dubbio, faccio presente che non serve sognare e far finta che siamo già indipendenti, che le decisioni da parte dell’Italia e del Governo italiano non ci appartengano, che ci siano un codice civile e uno penale sardi e che questo faccia sì che non siamo tenuti a rispettare le leggi italiane: ebbene signori miei, queste sono cazzate estremiste, a mio modo di vedere. Sono frutto di retorica e di immaturità civile prima e politica poi, lasciatevelo dire da una persona che ha ancora molto, moltissimo da imparare.
Come ci si può astenere da un referendum abrogativo importantissimo anche per noi sardi, un referendum che smonta dei pezzi importanti di un Governo di cui siamo anche noi vittima da 17 anni, da una politica lobbistica, cricchistica, mafiosa e massonica? In nome dell’ideale indipendentista? Non andare a votare il 12 e il 13 non vi rende più indipendentisti e non c’è come premio il bollino blu indipendentista. Posto che andare a votare è un diritto e un dovere di tutti, posto che il referendum è l’istituzione di democrazia diretta più efficace, a me sembra addirittura fantascientifico dover sensibilizzare certe persone per far sì che queste vadano a votare.
Non è il momento per la disobbedienza civile, è il momento di dare ancora una volta un segnale forte e concreto, di essere realistici e di capire che, volenti o nolenti, siamo ancora parte dell’Italia e che a quelle regole in questo caso dobbiamo attenerci.

Prendetela come una sorta di sicurezza: diciamo SI ancora una volta, abroghiamo quelle leggi e mettiamoci al riparo il più possibile. State tranquilli solo per un fatto: comunque vada, quella del 15 e 16 maggio è una vittoria storica del popolo sardo e con circa il 58% di sardi che ha espresso la propria contrarietà, dubito che portino qui le centrali o i siti di smaltimento delle scorie. Non vuole essere una minaccia, lungi da me, solo un pro-memoria inviato a questo Governo.
Rinnovo quindi a questi (pochi) indipendentisti duri e puri l’invito di andare a votare al “terribile” referendum italiano e di votare convinti 4 SI: contro il nucleare, contro la privatizzazione dell’acqua e contro il legittimo impedimento, poiché tutti abbiamo diritto alla salute, ad un bene primario libero e al fatto che la legge sia uguale per tutti.
Fintzas a s’indipendentzia, fintzas a sa soberanìa!

mercoledì 8 giugno 2011

Intervista a Claudia Zuncheddu

Di Enrico Piras

La Sardegna è in assoluto la terra con più servitù militari, rispetto a tutte le altre regioni d’Italia.
Sono circa 35.000 gli ettari occupati da infrastrutture delle forze armate italiane e della Nato: poligoni missilistici (Perdasdefogu e Quirra), per esercitazioni aeree (Capo Frasca) e a fuoco (Capo Teulada), aeroporti militari (Decimomannu) e depositi di carburanti (Cagliari). Decisamente troppi, a nostro parere. Un tipo di economia che riconosciamo essere in assoluto contrasto con la terra sarda, per tutta una serie di motivi.
Oggi la cronaca si riempie la bocca dei risultati delle analisi condotte dai veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, che dicono chiaramente che “il 65% dei pastori che lavora a Quirra si è ammalato di leucemia, ed esiste una correlazione tra questi tumori e gli agnelli nati deformi negli ovili del territorio. “ E chi legge sembra che stia a metà tra cadere dalle nuvole o scoprire l’acqua calda, visto e considerato che da anni ci sono singole persone, comitati, movimenti e partiti indipendentisti e non, che sollevano i propri dubbi in merito alla questione, spesso anche con azioni dimostrative atte a portare alla luce gli avvenimenti sopra descritti. E per questo fatto sono stati spesso derisi, presi per buffoni, umiliati dal potere, tacciati d’essere anti-americani, anti-italiani, anti-tutto. Ci piace vederla in un altro modo, invece: chi lotta contro tutto ciò che tratta di conflitto armato è da ammirare; se poi quello che si accosta a quel tipo di economia va a nuocere direttamente alla nostra terra e alla nostra gente, vale la pena di spendere parole, azioni e tempo, anche solo per capire bene le cose.
Oggi Vulcano incontra Claudia Zuncheddu, che da anni si muove verso questa direzione, parla alla gente, pone delle domande a chi di dovere, insomma “alza la voce” (nel senso buono del detto).
Consigliera regionale, laureata in Medicina e Chirurgia, giornalista pubblicista e scrittrice, ha portato proprio in Consiglio Regionale un’interrogazione all’assessore alla Sanità Antonello Liori per chiedere che venga fatta luce sul caso-Quirra.
 Compare anche nel famoso documentario “OIL” di Massimiliano Mazzotta, che tratta la relazione SARAS-salute-ambiente, ed è proprio di quel documentario una frase di un ragazzo di Sarroch poi  riportata da Claudia che rimane impressa, scolpita nelle menti, una di quelle frasi che nelle persone più attente e sensibili a questioni del genere induce a porsi delle domande: “Qui la gente non muore più di vecchiaia.” Noi di Vulcano oggi vogliamo capire meglio se corriamo dei rischi per la presenza della base NATO di Decimomannu, Aeroporto Militare “G. Farina”.

-          Innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista, Dottoressa. Partiamo proprio da quella frase: cosa intende dire quel ragazzo quando afferma che “la gente non muore più di vecchiaia”?
“Fa pensare l’affermazione di questo ragazzo, sulla quale da medico ho ragionato e riflettuto anche io. E’ triste come affermazione, ma assolutamente vera. In questi anni abbiamo infatti  assistito all’aumento percentuale di patologie importanti che colpiscono i giovani, che vengono poi colpiti da patologie particolari, come possono essere i tumori del sistema emolinfatico: parliamo di leucemie, di linfoma Hodgkin e Non Hodgkin etc., che sono quelle patologie che colpiscono molto, ad esempio nella zona di Quirra, dove l’incidenza risulta assolutamente anormale e molto preoccupante.
Si stanno riscontrando molti casi di diabete mellito e di patologie tiroidee, per non parlare dei casi di malformazioni sui maialetti (primi anni 80), sugli agnelli e sui bambini.  
 Poi ci sono altri fatti meno denunciati: ad esempio, la difficoltà delle donne di portare avanti una gravidanza: come è possibile che una donna sarda in età fertile incontri dei seri problemi nel portare avanti una gravidanza?
Il tutto a parer mio è causato oltre che dall’uranio impoverito, da numerose sostanze che vengono sperimentate nei nostri poligoni e di cui ben poco o nulla si sa. A proposito dell’uranio impoverito, quella scoria ormai assai nota per la Sindrome dei Balcani (come la sindrome di Quirra), voglio ricordare che gli studi a livello mondiale sulla trasformazione e messa in sicurezza delle scorie radioattive non sono arrivati ad alcuna conclusione. Gli stessi USA nonostante i grandi investimenti nella ricerca, hanno fallito. Non avendo trovato soluzioni per la trasformazione e conservazione sicura delle scorie radioattive, queste vengono immesse nei mercati ad alti costi. L’uranio impoverito è quella  “scoria radioattiva” che paradossalmente  viene riciclata a basso prezzo  nelle esercitazioni da guerra nei nostri poligoni. Gli alti costi gravano sulla salute dei militari e delle popolazioni. 
Il  problema dell’inquinamento ambientale in Sardegna, per tante ragioni, decima le popolazioni. Una tesi che con leggerezza si porta avanti è quella secondo cui il popolo sardo presenterebbe delle predisposizioni genetiche ad ammalarsi di certe patologie, teoria assolutamente infondata se si pensa alla longevità dei sardi in sedi protette dall’inquinamento ambientale. Per questi motivi sostengo che l’industria italiana di Stato e quella privata, che da decenni inquinano e uccidono, così come i poligoni militari, dovrebbero mettersi d’accordo con gli scienziati di tutto il mondo che studiano  la longevità dei sardi che vivono in habitat protetti dall’inquinamento. 
 Credo che sia per tutti una coincidenza un po’ strana il fatto che il sardo non muoia più di vecchiaia soprattutto nelle zone contaminate da quella che è una vera e propria politica coloniale italiana inconcepibile, e ribadisco, parlo di zone interessate da servitù militari come possono essere Quirra o Teulada, ma anche di zone in cui l’industrializzazione è risultata negli anni scriteriata, indisciplinata e frenetica, come le zone di Sarroch o Portovesme.
Con il danno anche la beffa per noi sardi “responsabili” delle malattie in progressivo aumento. Ma genetica a parte, ci accuserebbero anche strane abitudini come le “relazioni incestuose”  e persino  “l’uso del preservativo”, che indurrebbe neoplasie, ovviamente nei maschi che vivono in prossimità  di zone inquinate!
 Queste affermazioni sono ancora più curiose se consideriamo che invece, sempre secondo le stesse fonti, quando dobbiamo andare in guerra saremmo forti, eroici e coraggiosi, perché in quel caso saremmo sempre in prima fila come carne da macello, i nostri giovani forti e coraggiosi della Brigata Sassari insegnano.
Dovremmo imparare a pensare che se non viviamo in un ambiente sano, il nostro popolo non ha futuro,  poiché la salute della popolazione è strettamente connessa alla salute ambientale”.

-          Ci spiega quali sono le attività svolte all’interno della servitù militare in questione?
“Noi in generale di quello che  realmente accade dentro i poligoni, non sappiamo praticamente nulla. Ci accorgiamo di quello che fanno solo quando per caso ci cade un missile nel giardino di casa!
A parte i due radar presenti all’interno, utilizzati uno a difesa della Nazione italiana, uno per il controllo del traffico aereo, oltre che a  Decimomannu, anche ad Elmas.”

-          A parte l’evidente inquinamento acustico dato dalle esercitazioni di volo, può dirci se corriamo altri rischi per la vicinanza di una struttura del genere?
“Sicuramente uno dei pericoli è la presenza di questi radar: questi sono infatti dei diffusori di onde elettromagnetiche che sicuramente non fanno bene all’ambiente, figuriamoci gli effetti sulla salute della gente. Però qui nessuno ha mai denunciato delle anomalie che io sappia, anche se sentendo alcune persone, le anomalie ci sono eccome. I casi di leucemie e SLA hanno una certa incidenza anche in questo circondario e non sono da sottovalutare.
Bisognerebbe poi sapere con certezza se vengono rispettati i limiti di sicurezza stabiliti per legge per l’utilizzo di questi radar. I limiti per gli impulsi del radar, previsti per legge sono 40 V/m e 6 V/m per non più di 4 ore vicino a case e scuole. La distanza di sicurezza di 300- 400 m se consideriamo le radiazioni acute; 2- 3 km prendendo in esame quelle costanti. E come facciamo a sapere se questi limiti vengono rispettati? Non lo sappiamo e basta! Ne potremo mai saperlo con certezza se il controllore e il controllato sono lo stesso soggetto.
A questo proposito vi dico anche che quest’estate nel Nord-Est della Sardegna fino alla zona di Orosei e nell’Oristanese sono state denunciate delle scosse simili a quelle sismiche. Cosa staranno combinando? Ma come, vogliono portarci il nucleare proprio perché siamo una zona a scarsissimo rischio sismico, se non quasi nullo, e poi si registrano queste scosse? Si mettano d’accordo, no?
Per farvi un altro esempio vi racconto un aneddoto riportatomi proprio da una decimese, che racconta che un giorno a Decimomannu si scaricarono di botto un numero altissimo di batterie d’automobile. Che coincidenza strana!”

-          Può chiarirci come mai gli aerei alle volte lasciano la scia ed alle volte no? C’è una relazione coi dubbi che si esprimono in merito alle scie chimiche? Se si, quali sono i danni all’ambiente ed alla salute?
“Assolutamente si, c’è una relazione e la cosa è anche abbastanza palese.
Il problema delle scie chimiche è un problema che s’è posto anche il Governo francese, che aprì pure un’inchiesta su questo. Solo che il problema sembra una cosa così paradossale, così fantascientifica che tutto poi viene lasciato cadere nel silenzio. Assistiamo invece a fenomeni visivi allucinanti, come le famose “grate” formate dalle scie, che si dice che siano proprio un sistema atto a controllare le variazioni climatiche.
Siccome poi queste sostanze diffuse nei cieli inevitabilmente vanno a finire sulle terre, come accade con ciò che si disperde nell’atmosfera, è accaduto poi che nelle zone in cui si verificano certi fenomeni di desertificazione, appurata da test fatti da privati e che per questo non gli è stata riconosciuta l’attendibilità e la validità.
In Sardegna le scie chimiche si sono presentate in modo così imponente, tanto da alterare quello che erano i nostri cieli. Un tempo per i viaggiatori, parlare dei cieli della Sardegna era come parlare dei cieli africani, in quanto a bellezza. Da un po’ di tempo a questa parte, invece, pare che i nostri cieli non siano più belli come una volta. Viene da riflettere e da chiedersi come mai.”

 -          Cosa ci dice dell’affermazione che le servitù militari sono il risultato della combinazione “lavoro-ricatto”?
“E’ un dato di fatto: qui da noi è sempre stato così e, se non ci muoviamo noi come popolo, sempre sarà così. Basti pensare alla SARAS, per cui ci siamo fatti rubare uno scorcio di mare tra i migliori in Europa per farci impiantare un mostro ecologico. O basti pensare al polo industriale di Ottana, che è stato realizzato ufficialmente “per combattere il banditismo della zona” e che adesso provoca solo altra depressione sociale. Ci sono un sacco di realtà sarde in cui il binomio lavoro-ricatto ha provocato solo morte, distruzione ambientale, disagi sociali e nuove povertà.”

-          In caso di chiusura della servitù in questione, quali sarebbero i tempi di bonifica? La forza lavoro all’interno può essere utilizzata poi a tale scopo?
“Credo che considerando tutte le servitù militari e i poli industriali ad oggi quasi dismessi, non  siano quantificabili i tempi per una bonifica di siti del genere, anche in considerazione del fatto che, come abbiamo detto prima, non sappiamo cosa realmente poi si faccia all’interno di essi. Che sarebbero tempi lunghi, nell’ordine dei60 anni almeno, su questo non ci piove! Comunque nei processi di bonifica potrebbero trovare occupazione migliaia di sardi per decenni.
Sta di fatto che la nostra classe politica si rapporta male da sempre con le industrie. I “signori dell’industria”  vengono da noi, USUFRUISCONO DEI NOSTRI FINANZIAMENTI PUBBLICI, distruggono e poi decidono che bisogna delocalizzare la produzione da un’altra parte dove i costi di manodopera sono minori e cosa fanno? Lasciano qui in primo luogo depressione e disoccupazione, poi addirittura non puliscono! E la nostra classe politica no ciccada contus, non chiede nulla! Invece non dovrebbero poter andarsene così come vogliono, perlomeno non prima di aver bonificato le aree interessate.
Vista la conoscenza che negli anni ha acquisito il personale interno alle servitù, questo sarebbe molto utile e molto valido per l’utilizzazione nelle varie bonifiche.”

-          Pensa che un giorno la Sardegna si libererà delle servitù militari o crede che sia solo l’ennesima lotta di un Davide contro un Golia?
“Questa è una cosa che dipende dal popolo. Dipende dal popolo poiché è esso per primo che deve “decolonizzare” il proprio cervello. E’ come se dicessi ad una persona: “Guarda che dalla bombola del gas di casa tua c’è una fuoriuscita di gas!”. Non è che quella persona aspetta per chiuderla, la chiude subito. Stessa cosa deve essere fatta con chi inquina e ci uccide. Ad esempio, ora sulla questione Quirra dicono che non bastano studi, testimonianze, morti etc., adesso dicono che c’è bisogno di altri accertamenti. Allora la proposta è questa: chiudi le servitù militari per gli accertamenti sino a quando non si ha la certezza (se mai ci sarà) che queste non sono pericolose, eventualmente poi verranno riaperte. Vuoi vedere che così non passeranno altri dieci anni prima di sapere cosa si cela all’interno di queste?
Quindi è nostro dovere interessarci a queste questioni ed essere in prima fila, è nostro dovere prendere coscienza del fatto che il popolo sardo deve ribadire la sua sovranità sulla gestione delle proprie risorse a partire dall’energia e dall’ambiente (parte integrante del patrimonio identitario)  e intraprendere così concretamente il percorso di liberazione nazionale verso l’indipendenza della Sardegna. Questa è l’unica alternativa per non morire. Fate voi.”

-          Grazie del tempo che ci ha dedicato, Dottoressa. Speriamo di aver chiarito molti dubbi e di aver portato le persone a riflettere su certi aspetti della vita e delle cose che ci circondano.
“Grazie a voi, ragazzi, fintzas a s’Indipendentzia!”

martedì 7 giugno 2011

Beni benius!


    Benvenuti nel blog di Enrico Piras.
Ho deciso di aprire questo blog, spinto anche da amici, per quella che è la passione per la scrittura, mio hobby preferito,  per l'amore incondizionato per la libertà d'espressione, di critica, di stampa e d'opinione. Insomma, avevo bisogno di uno spazio veramente libero su cui riportare le mie cose.
Per questo credo che ogni persona che abbia l'hobby e la passione per la scrittura, di qualsiasi cosa essa tratti, debba avere un blog. Che poi ci vadano dentro poesie, riflessioni, considerazioni, testi di canzoni o quant'altro non è molto importante, l'importante è l'espressione della propria creatività, del proprio sentimento, della propria passione per qualsiasi cosa.

Oltre la scrittura coltivo la passione per la mia terra, la Sardegna , per la politica, per lo sport, per il cinema e per tante altre cose che poi troverete scritte in questo spazio libero e aperto a tutti.

Sono, per vari motivi che nel corso del tempo capirete, un indipendentista convinto, che desidera la propria terra libera, limpia e sovrana.

Il blog è attualmente in costruzione e questo era solo un inizio.

Buon divertimento a tutti.

Enrico