venerdì 22 luglio 2011

Unità e solidarietà? Parole sprecate!

Scusate il ritardo, ma l’aria dell’estate sarda mi fa venire voglia di altre cose che stare a scrivere le mie riflessioni su argomenti seri.
Detto questo, ho sempre provato interesse e curiosità nei confronti delle altre culture, degli usi e costumi, delle altre realtà anche molto diverse dalla nostra. Non avendo mai avuto un lavoro che mi permettesse di viaggiare e avendo una fottuta paura dell’aereo (che mi riprometto sempre di superare), non ho viaggiato fuori e quindi mi ritrovo sempre a chiedere direttamente alle persone provenienti da cultura differente quelli che sono gli elementi che la compongono. In questi giorni sto lavorando con un ragazzo musulmano del Marocco, tra le altre cose laureato. Gli ho chiesto di parlarmi del Ramadan di cui conoscevo a grandi linee il significato spirituale. Mi ha fatto conoscere un altro aspetto di questo mese di digiuno diurno che mi ha entusiasmato ed impressionato positivamente: “il Ramadan ti fa sentire la fame e la sete, ti fa sentire come chi non ha veramente nulla da bere e da mangiare, ti aiuta a capire come stanno quelle persone e di conseguenza ti educa ad essere solidale verso chi ha meno o molto meno di te”. Pur essendo io contro le religioni, come potrei giudicare negativa una interpretazione del genere di un’usanza religiosa? Non potrei, per come sono fatto io.
Mi ha spiegato inoltre l’educazione generale alla solidarietà ed all’unità, ad esempio:  in occasione di una qualsiasi morte, si recano dalla famiglia del defunto ad offrire aiuto economico e fisico, nel senso che possono fare i lavori di casa, preparare il pranzo etc. Oppure quando sta passando la macchina con il defunto all’interno tutti si fermano e si voltano a guardare il mezzo in segno di saluto e rispetto all’anima che parte. Sono cose che mi piacciono molto e che mi entusiasmano, debbo dire.
Dopo queste considerazioni, una riflessione che ci riguarda: che serva anche a noi sardi una sorta di Ramadan per riuscire ad essere solidali tra noi e per coltivare l’unità nazionale, minata da divisioni inutili ed improduttive anche tra paesi vicini? Certe persone si vantano dell’unità del popolo sardo, forse miopi o forse speranzosi, o forse ancora creduloni. Non basta una folla di 30.000 persone (su 1.600.000 circa), disperate o vicine alla disperazione che vanno a protestare sotto il palazzo della Regione per poter dichiarare che i sardi sono uniti. Non lo siamo affatto, ognuno si occupa del proprio orticello ed anche nelle emergenze ognuno è trascinato da interesse personale. Ricordatevi che siamo un popolo e siamo una Nazione, se non ne siete convinti andate a cercarvi le definizioni di “popolo” e di “Nazione”. Mi chiedo quindi come possa essere così disunito un popolo di 4 gatti che, ripeto, a volte riesce a scannarsi anche tra paeselli vicini ed a scatenare battaglie tra poveri in mezzo ad una guerra tra poveri.
Per quanto mi riguarda cerco sempre di fare tutto ciò che è possibile per aiutare un fratello sardo in difficoltà, per quanto mi riguarda non mi interessa guadagnarci nulla in una battaglia verso i poteri forti e verso i loro soprusi.
Mi sento di dire basta alle recriminazioni nei confronti dell’Italia, quello che attualmente è lo Stato di cui facciamo parte, la colpa è solo nostra. Un popolo senza unità nazionale, una nazione che non riesce a sentirsi tale ed a sviluppare una sorta di identità sono un popolo ed una nazione senza futuro. Prima cambiamo radicalmente questo menefreghismo e questo egoismo, prima potremo pensare ad uno Stato nostro indipendente, responsabile e coraggioso, pronto a lavorare con l’Italia su binari differenti e ad aprirsi all’Europa e al mondo tutto.
Unità e solidarietà, che belle parole. Sprecate.

3 commenti:

  1. E' sempre difficile... Hai per caso visto il servizio che hanno dato a Videolina dove c'era Gavino Sale con tante persone che cercavano passivamente di non far sgombrare una casa? Tanto alla fine vince sempre la politica. E' troppo forte. Anche se ci uniamo non cambia nulla. Pessimista perchè il mondo odierno mi fa ragionare da realista.

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  2. L'argomento sulla solidarietà dei Sardi è troppo complicato per affrontarlo in alcune righe di un commento. La lettura del tuo post mi ha portato ad una riflessione che ho trascritto nel mio blog, perchè qui sarebbe stato rubarti troppo spazio.
    Ciao
    Silvan

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  3. Concordo con le tue considerazioni Enrico. Il passo successivo è trovare obiettivi comuni da perseguire, in modo da diventare realmente popolo e nazione.

    Se ci uniamo, realmente, possiamo cambiare davvero lo stato delle cose.

    Ma serve un investimento notevole, soprattutto sul piano culturale.

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