giovedì 9 giugno 2011

Cari indipendentisti duri e puri...


Il 15 e 16 maggio il popolo sardo con una percentuale di affluenza alle urne storica ha espresso chiaramente la sua contrarietà alle centrali nucleari e ai siti di stoccaggio delle scorie nell’isola. Il 60%: per fare un esempio, quando nel 2009 fu eletto il presidente evanescente Cappellacci, l’affluenza fu del 53%. Una vittoria sotto tutti i punti di vista, poiché i SI hanno raggiunto e sorpassato il 97%. Una vittoria che ha dato luce alla Sardegna ed ai sardi, una prova d’orgoglio e di voglia di sovranità davanti a tutto il mondo, grazie ad un referendum consultivo promosso da Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione e dal comitato Si Nonucle, cui poi a ruota si sono uniti la totalità dei movimenti indipendentisti, associazioni ambientaliste, partiti vari etc., e questo permettetemi di specificarlo, da indipendentista convinto e orgoglioso di questa vittoria. E una lode a Renatino Soru che tra i grandi politicanti è stato l’unico a ricordare che il referendum consultivo è stato promosso inizialmente da Bustianu, SNI e dal Si Nonucle.

Fatta questa premessa, in questi giorni sto vedendo su Facebook dei segnali da parte di certi indipendentisti che non mi piacciono affatto. Sono segnali a mio modo di vedere estremisti, fuori dalla realtà e che mancano di concretezza. C’è chi si sta esprimendo a favore dell’astensione dal referendum italiano, affermando che noi sardi abbiamo già dato la nostra risposta e che l’Italia non può obbligarci a prenderci le centrali o i siti di stoccaggio. Ecco, mi chiedo se lor signori in questi ultimi 17 anni abbiano abitato su Saturno col compito di contare gli anelli o su Mercurio, magari bisognosi di un po’ più di caldo. Posto che io sono per l’indipendenza della Sardegna sempre, e questo mai si metta in dubbio, faccio presente che non serve sognare e far finta che siamo già indipendenti, che le decisioni da parte dell’Italia e del Governo italiano non ci appartengano, che ci siano un codice civile e uno penale sardi e che questo faccia sì che non siamo tenuti a rispettare le leggi italiane: ebbene signori miei, queste sono cazzate estremiste, a mio modo di vedere. Sono frutto di retorica e di immaturità civile prima e politica poi, lasciatevelo dire da una persona che ha ancora molto, moltissimo da imparare.
Come ci si può astenere da un referendum abrogativo importantissimo anche per noi sardi, un referendum che smonta dei pezzi importanti di un Governo di cui siamo anche noi vittima da 17 anni, da una politica lobbistica, cricchistica, mafiosa e massonica? In nome dell’ideale indipendentista? Non andare a votare il 12 e il 13 non vi rende più indipendentisti e non c’è come premio il bollino blu indipendentista. Posto che andare a votare è un diritto e un dovere di tutti, posto che il referendum è l’istituzione di democrazia diretta più efficace, a me sembra addirittura fantascientifico dover sensibilizzare certe persone per far sì che queste vadano a votare.
Non è il momento per la disobbedienza civile, è il momento di dare ancora una volta un segnale forte e concreto, di essere realistici e di capire che, volenti o nolenti, siamo ancora parte dell’Italia e che a quelle regole in questo caso dobbiamo attenerci.

Prendetela come una sorta di sicurezza: diciamo SI ancora una volta, abroghiamo quelle leggi e mettiamoci al riparo il più possibile. State tranquilli solo per un fatto: comunque vada, quella del 15 e 16 maggio è una vittoria storica del popolo sardo e con circa il 58% di sardi che ha espresso la propria contrarietà, dubito che portino qui le centrali o i siti di smaltimento delle scorie. Non vuole essere una minaccia, lungi da me, solo un pro-memoria inviato a questo Governo.
Rinnovo quindi a questi (pochi) indipendentisti duri e puri l’invito di andare a votare al “terribile” referendum italiano e di votare convinti 4 SI: contro il nucleare, contro la privatizzazione dell’acqua e contro il legittimo impedimento, poiché tutti abbiamo diritto alla salute, ad un bene primario libero e al fatto che la legge sia uguale per tutti.
Fintzas a s’indipendentzia, fintzas a sa soberanìa!

2 commenti:

  1. Prima di tutto è un diritto anche non votare ai referendum; lo prevede la legge! In quanto ai quesiti se ne sta facendo una pubblicità distorta, veramente, lasciamelo dire, disgustosa. L'acqua non è vero che verrà privatizzata, ma è prevista dare in gestione il servizio, come per la luce e per il gas. Questo vuol dire che chi avesse vinto l'appalto per la gestione si occuperebbe di rimodernare le condotte e quant'altro serve per un servizio più efficiente, sgravando delle spese anche i comuni, che dello spreco dell'acqua per via delle condotte arruginite, non se ne fanno certo onore. Certo il gestore non lavorerebbe gratis e non vedo che scandalo è se lavora per un gadagno, questo comunque non vuol dire aumento delle bollette per gli utenti. Per quanto riguarda il nucleare, proporre il referendum subito dopo l'incidente in Giappone è come proporre a un bambino di salire in bicicletta subito dopo aver perso due denti sbattendo contro un muro. Il legittimo impedimento, inoltre esiste in tutti i paesi democratici, in Italia se ne fa scandalo solo perchè si vuole vedere il Berlusca in galera e ogni mezzo è lecito.

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  2. Non sono d'accordo. Ci sono centinaia di comuni che si stanno lamentando, impersonando i cittadini, per gli aumenti spropositati anche fino al 300% delle bollette, cose documentate. Il referendum sul nucleare era già previsto molto, molto prima dell'incidente di Fukushima, visto che le leggi ci sono da molto prima. Non faccio di questo referendum la solita sfida tra destra e sinistra, poiché prima di tutto non sono di destra o di sinistra (perlomeno non della destra o della sinistra italiane). In secondo luogo, credo fermamente che l'acqua sia un bene di tutti, dono della natura e che nessuno si debba arrogare il diritto di lucrarci o decidere per essa. Il nucleare per tutta una serie di considerazioni è una tecnologia superata da tempo. Per quanto riguarda il legittimo impedimento, è vero, c'è in tutti i paesi democratici, ma non con questa formula che prevede che la legge non sia uguale per tutti. E io voglio che la legge sia uguale per tutti.

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