sabato 6 agosto 2011

"OSPITADAS". Alessandro Medda: Sardegna, quale indipendentismo?

Vorrei parlare di tutt’altro, sia chiaro sin da subito, di temi molto più superficiali e leggeri, magari più appropriati al periodo. Ma molte affermazioni intorno a ciò che la Sardegna è ora e a ciò che potrebbe essere nel futuro, non soddisfano per nulla la sete di verità che la mia coscienza prova in questo momento.
Leggo fiumi di parole che parlano di un isola simile ad un paradiso, che potrebbe vivere di turismo ma che non riesce e forse non riuscirà mai, a sfruttare appieno le proprie risorse e le proprie fortune, schiacciata ed oppressa da ciò che lo Stato italiano non ha mai fatto: infrastrutture, collegamenti marittimi, mancate entrate e via dicendo. Si potrebbe continuare all’infinito, tutto vero purtroppo. Lo Stato ci ha prima sedotti e poi abbandonati al nostro destino, e soprattutto ha reso possibile che due termini come isola e isolatezza divenissero lo stesso determinismo.


Premesso ciò però qualcosa non quadra: siamo davvero una regione a vocazione turistica? E in secondo luogo, siamo preparati tecnicamente a sfruttare questo importante potenziale?


La mia sensazione, ed è molto di più che un sentore, è abbastanza negativa al riguardo. Storicamente siamo una regione a vocazione agro-pastorale e questo è risaputo. Alla base di una rivoluzione economica ci deve essere per forza una rivoluzione culturale e sociale, fatto che non ha sfiorato neanche minimamente la nostra Sardegna arroccata alla sua arretratezza strutturale.


Tutti a parlare di indipendenza, quando invece dovremmo pensare in primis ad emanciparci noi da logiche e idee vecchie quanto dannose. Capire che per far grande la nostra isola dobbiamo innanzitutto far grandi noi, ed attrezzarci in modo tale da far sì che un giorno la Sardegna sia davvero indipendente a livello economico, sociale, politico e culturale. Dobbiamo essere noi i primi a cambiare e ad automotivarci verso questa rivoluzione. 


Questo pensiero negativo nasce dal fatto che nell’isola abbiamo una tra le medie percentuali di diplomati tra le più basse in Italia, dal fatto che la maggior parte non parli e non capisca una lingua chiave come l’inglese, per il fatto che moltissime persone non sanno nulla di hospitality.  Allora dove vogliamo andare?


Dovremmo essere noi i primi ad autoincentivarci per il raggiungimento di questi obiettivi, ma forse siamo troppo pigri e preferiamo stare a guardare una regione che va in malora buttando via il suo potenziale e preferiamo incolpare gli altri, in primis lo Stato, di ciò che non è stato fatto ma che in fondo si potrebbe fare. Forse è molto più semplice. 


Poi è ineccepibile il fatto che le cose dall’alto non funzionino per nulla. Basta prendere ad esempio una città come Cagliari: dovrebbe essere la Capitale del Mediterraneo, ed invece a mio avviso è la Capitale dello scazzo del Mediterraneo. Una città prettamente per vecchi in cui si riesce addirittura a sprecare e rovinare un potenziale come la spiaggia del Poetto. Lasciando stare per un attimo la questione penosa del ripascimento, è una spiaggia che si presenta al turista priva di locali o discoteche, priva di qualsiasi comfort, priva anche di sabbia, in cui se un turista arriva nell’unica discoteca aperta della spiaggia (Il Lido) senza una camicia, viene lasciato fuori come fosse un cane! 


Ecco la mentalità che bisognerebbe biasimare e cambiare assolutamente: perché un turista dovrebbe spendere un mucchio di soldi per venire a Cagliari e scazzarsi mentre potrebbe spendere la metà ed andare in mete come Rimini o Barcellona ed avere un ampio ventaglio di scelta?  Siete mai stati a Barcellona? Lì i locali fanno a gara per accaparrarsi il turista, offrendogli addirittura un paio di giri di drink pur di farlo entrare. Lì non ti fanno storie se non hai la camicia. Li si divertono e creano economia. Ma tranquilli, ora è ufficiale: l’ex ospedale Marino verrà ristrutturato e diventerà un lussuoso…centro benessere!! 


Nello stesso istante in cui sto scrivendo, di colpo mi ricordo che ho vissuto per un breve periodo in  Australia. Bellissima esperienza che ha segnato per sempre la mia vita. Tralasciando i sentimentalismi e ripensando a quanto vissuto, mi resi subito conto che a prima vista questa grande isola è tanto simile quanto diversa alla nostra. Simile per quanto riguarda la bellezza del paesaggio. Pur non avendo visitato poi cosi tanti posti, causa grandezza del continente e brevità del periodo in cui son stato, ti accorgi subito di che meraviglia sia: mare, montagna, deserti con un infinità di fauna e flora diversa ma altrettanto fantastica, esattamente come la nostra.


Subito mi accorsi della differenza nello sfruttare tale splendore. Un'organizzazione turistica che lascia soddisfatta qualsiasi classe sociale o qualsiasi fascia d’età. Sei un giovane con moderata disponibilità economica ma che vuole divertirsi? Troverai ostelli e locali ovunque! Sei un anziano che vuole godersi la calma immerso nel verde? Troverai tanti centri benessere e hotel di varie stelle! Hai 2 giorni liberi dal lavoro? Ci son tantissime agenzie di viaggio in cui dei giovani dinamici, ti organizzeranno in men che non si dica una mini vacanza nello splendido outback australiano! Sei curioso e vuoi esplorare il deserto? Con 2 soldi affitti un camper che prenderai da un lato di una costa e lascerai poi alla fine del viaggio nel lato opposto!  


Insomma, ad esser sinceri a mio avviso non c’è proprio paragone, son veramente pronti ed organizzati a sfruttare le loro risorse in chiave turistica. 


E allora, secondo me, con un po’ di umiltà dovremmo seguire questi esempi positivi e capire che ogni Stato o Regione è fatta di uomini e son proprio questi ultimi ad essere artefici dei propri destini. 


Possiamo cambiare le sorti della nostra isola, ma in primis proviamo a cambiare noi, cosicché un giorno si parli della Sardegna non più come regione potenzialmente florida ma succube delle proprie paure, bensì come una Natzione che ha saputo sfruttare appieno la fortuna di essere l’isola più bella del mondo.





1 commento:

  1. Il problema è che non dobbiamo partire ogni volta pensando di essere inferiori in qualcosa...bisogna saper vendere bene il proprio prodotto, e vi posso garantire che partiamo molto avvantaggiati.
    Quindi il segreto é credere sempre in ciò che si fa, lamentarsi meno e agire di più. Insomma rimboccarsi le maniche e provarci, Cagliari è vista come una delle città più belle del mediterraneo...forse come dici tu non si è culturalmente pronti, ma è anche vero che si è troppo abituati a dire che non c'è niente e a starsene comodi e seduti nella propria poltrona di casa...

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