mercoledì 22 febbraio 2012

Sardigna no est Italia, ma no est nimmancu scetti folklore

Si è concluso il tour de force del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano in Sardegna.

Una visita che porta con sé tanti aspetti da considerare.

Il primo aspetto da considerare è l’accoglienza che ha avuto da parte di amministrazioni ed amministratori, siano questi regionali o comunali. Il Presidente della Regione, il Ragionier Cappellazzi Ugo, quello che circa due settimane fa parlava di Natzione sarda e di Popolo sardo si inchina all’ingresso del Presidente con gran solennità, dal basso della sua pochezza d’intervento e di governo e col leccaculismo tipico di chi è e vuol essere in condizione di subalternità assoluta. Chiede aiuti, sorride, fa regali doppi insieme al Presidente del Consiglio Regionale Claudia Lombardo e chiede ancora carità. E la chiede questa volta ad un uomo che rappresenta un’istituzione che ha ben pochi poteri decisionali. Poco importa se si stesse rivolgendo al Presidente di uno Stato che ci è debitore per circa 10 miliardi. Poco importa se la crisi in cui versa la Sardegna sia causata anche dalla mancanza prolungata di quei denari che mancano nel nostro tessuto sociale, infrastrutturale e politico. China la testa da servo e tende la mano per confidare nella bontà istituzionale.

Massimo Zedda, votato alle Comunali di Casteddu anche da indipendentisti, condanna pesantemente l’indipendentismo sia questo di ProgReS, o di iRS etc. Poco importa se i Sikitikis che tramite il frontman Diablo sono direttamente collegati a ProgReS e quindi all’indipendentismo, si siano schierati pubblicamente e abbiano messo la faccia anche artistica per la sua elezione. La condanna è totale, senza nessuna distinzione per quei fischi e insulti al Presidente Napolitano. Preciso che a me è piaciuto il modo in cui è stato eletto, voluto assolutamente dai cagliaritani. Preciso che mi piace il suo modo nuovo di rapportarsi alla realtà di Cagliari e il suo modo di governarla. Ma da indipendentista mi sento offeso da quella generalizzazione.

Il Presidente Napolitano incontra anche i genitori di Rossella Urru, cittadina di Samugheo che è nelle mani di rapitori algerini dalla notte tra il 22-23 ottobre 2011. Poco importa se Rossella sia diventata il simbolo di un silenzio che cade sulle situazioni sarde, siano queste di ordine sociale, politico o addirittura umanitario, come in questo caso. Per questo non mi sembra un eccesso di nazionalismo o sardismo andare in parte contro la nostra conterranea Geppi Cucciari e dire che Rossella è prima di tutto sarda e poi, se vogliamo, anche italiana. E’ sarda perché fa parte di quei pezzi di Sardegna dimenticati da uno Stato che ogni volta fa di tutto per dimostrarci che non ci vuole stare a sentire.

Sorvoliamo poi sul convegno organizzato da qualche associazione non-culturale “Il contributo della Sardegna all’Unità d’Italia”, con la sfilata del solito patriottismo made in Italy cui si aggiungono poi le bandierine tricolore donate ai bambini inconsapevoli affinché sin da subito siano battezzati all’italianità della Sardegna.
C’è stato anche l’incontro con i sindacati e i rappresentanti delle aziende in crisi tra cui Alcoa, Eurallumina, Vinyls, Legler, Rockwool, ex Ila e Keller di cui non ho sentito nulla. Posso però intuire la solita richiesta, Rockwool a parte, di riaprire fabbriche che fanno parte di un piano di industrializzazione della Sardegna che era già vecchio e dannoso quando è nato negli anni ’60, figuriamoci adesso. Spero che Rockwool qualche esempio lo possa dare, anche se questo va contro sindacati e classe politica, che perderebbero così parte delle tessere o dei voti sicuri.


Un bel po’ di aspetti da considerare anche nella visita di Sassari, dove il Presidente della Repubblica italiana viene invitato a celebrare i 450 anni dell’ateneo tattarese. E dove viene omaggiato con l’onorificenza più alta della città: il Candeliere d’Oro speciale. Per capirci, nel 2005 fu omaggiato nientepopodimeno che  Francesco Cossiga, ex Presidente della Repubblica italiana. Quello che tra le altre cose si vantava di non aver mai fatto nulla per la Sardegna, per capirci.


Anche in quest’occasione, altro patriottismo italiano: discorso di Manlio Brigaglia su “L’Università di Sassari nella Storia dell’Italia unita”. Chissà se avrà raccontato di quando i maestri pestavano le mani e non solo ai bambini che si azzardavano ad affermare con “eja!”.


Per tornare però al discorso degli indipendentisti, apro una considerazione a parte. Quanto ha dichiarato Massimo Zedda mi offende ma mi fa anche riflettere su come l’indipendentismo sardo sia visto all’esterno. Ed è visto come entità unica anche se non di certo indivisibile come la Repubblica italiana, come hanno raccontato in decenni di indipendentismo le scissioni e i frazionamenti in piccoli satelliti.  Mi offende ma mi fa anche affermare che non faccio parte di quell’indipendentismo che con i fischi e le urla tende a vanificare quanto fatto di buono in precedenza. L’esperienza del Comitato Sì Nonucle, abbandonata dai vari leader indipendentisti forse perché veramente troppo positiva e coinvolgente, dovrebbe insegnarci che la maggior parte delle volte senza aggressività, con inclusività e coinvolgimento delle persone, con la sensibilizzazione su varie tematiche e con l’azione politica capillare si può fare molto, molto bene. Ed infatti il referendum consultivo fu una vittoria del Popolo sardo che diede l’esempio a tutto il mondo.


Ecco, fu un esempio di blocco indipendentista funzionante proprio per la sua comunicazione costruttiva, aggressiva nel modo giusto e che non si perdeva certo alle prime obiezioni, come troppo spesso succede.

Perché non riprenderla?


Perché non abbandonare il troppo folklore di certe pessime rappresentazioni teatrali come i fischi e gli insulti da stadio per intraprendere qualcosa di più coinvolgente e costruttivo, che tra l’altro ha già avuto successo nella sua formula?


Certo, non dico e non predico Unidades, è da un bel po’ che ho capito che non funzionano. Ma troviamo una formula buona (una mia idea l’espressi qui: http://inlibertade.blogspot.com/2012/01/una-nuova-e-definitiva-fase.html). Abbandoniamo certi aspetti che non fanno altro che allontanare a priori gli “ignoranti”, quelli che ignorano di cosa sia fatto l’indipendentismo sardo e che  andrebbero informati (e formati) meglio.

Perché l’indipendentismo sardo non è unico ed indivisibile e c’è chi davvero si impegna concretamente per la costruzione della Repubblica di Sardegna.


De Deximeputzu, Regioni de Casteddu, Sardigna


Restiamo Sardi


15 commenti:

  1. condivido per intero, ho modo di credere che la maggior parte dei sardisti (iscritti al Partito Sardo e non) lo condividano. Piero Fadda FORTZA PARIS

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  2. Sì Piero, credo anche io. Da un po' di tempo auspico che il Partito Sardo d'Azione, per voce di Paolo Maninchedda, persegua la creazione di un blocco nazionale sardo insieme a partiti indipendentisti ma anche autonomisti.

    Po su beni de Sardigna.

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    1. <>
      Sai cosa c'è caro Enrico? Che c'è gente che chiacchera come fai tu...Il Referendum promosso da SNI ha portato al voto e alla vittoria del popolo sardo....Salvo abbandonarci e lasciarci soli al nostro destino (in pochi hanno collaborato con noi, lavorando alle presentazioni in tutta la Sardegna)...In tanti si sono iscritti al comitato...per comparire poi al lavoro fatto a sgomitare davanti ai fotografi e prendersi il merito dell'iniziativa...Ma che vuoi..siamo solo buoni a fare i cori da stadio...Noi di SNI abbiamo deciso di stare vicino al nostro popolo anche in questa occasione...E tu dov'eri? Ah scusa...come al solito...io non ti ho mai visto accanto al popolo sardo...
      Monica Pisano

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  3. ESISTE un solo modo di unire le ANIME INDIPENDENTISTE senza galli nel pollaio o sigle da far emergere. Riconoscersi sotto unì'UNICA BANDIERA (SOS MOROS) e un'unico NOME: SHARDANA. Un nome gradito a tutti i Sardi, anche a quelli che indipendentisti non si sentono ancora. Con 4-5 eccezioni: ARCHEOBUONI, CANES de ISTREXIU, ARCHEOBIMBI asserviti alle Sovritendenze e ai BARONES cattedratici, nella speranza di un aumento di un voto o una carezza del padrone.
    Shar

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  4. Monica scusami ma per ragioni mie, che non sto qui a spiegare, non potrei "stare vicino al popolo sardo". Ma poi scusa, andare a fischiare e urlare "pezzo di merda" al Presidente di uno Stato sarebbe "stare vicino al popolo sardo"? Beh, ne faccio volentieri a meno, passo e vado avanti. Se leggi bene il post c'è scritto anche che azioni del genere vanificano quanto di buono fatto in precedenza, come appunto il Comitato Sì Nonucle, di cui nessun indipendentista ha mai negato la paternità di SNI e di Bustianu Cumpostu. E vi hanno anche già applaudito per questo, volete ancora applausi?

    Vedi cara Monica, essere indipendentista non ha gradi e non dipende da quante manifestazioni partecipi, da quanto sai parlare bene il sardo, da quante volte usi la berritta e hai la leppa in tasca, no. Essere indipendentista significa partecipare ai progetti per la costruzione della Repubblica di Sardegna. E fischiare e urlare contro il Presidente dello Stato italiano non aiuta e non è per nulla costruttivo, quindi è partecipare all'annientamento di quanto di buono fatto in precedenza.

    Cun amistade.

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  5. Ma chi vuole applausi Enrico...la tua superficialità è sconcertante...Si sta vicino al popolo sempre ma non ci si erge mai a giudici...Ci sono andata con il vomito, ma la disertazione che predichi dovrebbe essere stata di tutti, sappiamo bene conoscendo il nostro popolo che non sarebbe avvenuta...I cori da stadio mi hanno sempre fatto stare male...Predichi l'unità ma critichi le azioni visto che non sei capace di farle, fai solo danni...

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  6. Monica certo, si sta vicini al popolo sempre. Ma io dico una cosa: tu per stare vicino ad un amico/a gli dici che ha ragione sempre e comunque? No vedi, perché secondo me qualcuno glielo deve pur dire a questa gente che sta sbagliando a chiedere ancora favori allo Stato italiano.
    Vedi, anche se avessi la possibilità di partecipare diserterei, proprio come direi ad un amico "guarda che stai sbagliando, anche se ti difendo". Lo difenderei davanti a tutti ma poi, preso da parte, gli direi che sta sbagliando.

    Ecco, l'atteggiamento di stare col popolo sempre e comunque mi sembra quello di dargli ragione sempre, anche se quello che predicano e vogliono è totalmente contrario a quello che vogliamo noi. Stiamo vicini agli operai di Portovesme, ma vogliamo le bonifiche. Stiamo vicini ai Pastori anche se il loro leader chiede la carità al suo Presidente italiano. E questo perché? Per i voti?
    Queste cose non portano consensi, è dimostrato dalle Comunali di Casteddu e di Iglesias dell'anno scorso, quando nella grande manifestazione che si fece poco tempo prima a Casteddu insieme agli operai alle Partite Iva, ai Pastori, agli agricoltori c'eravamo tutti. E quindi? Manco lo sbarramento abbiamo superato.

    Io predico unità? Ho smesso di predicarla da tanto l'unità che dici tu, un esempio di unità che mi piacerebbe la spiego qui:

    http://inlibertade.blogspot.com/2012/01/una-nuova-e-definitiva-fase.html

    Come potrai leggere, in quel post sarò un po' brutale, ma molto realista: le Unidades non funzionano e cerco di trovare un modo per stare uniti nella nostra coerenza di stare disuniti. Paradossale, vero? Beh, il blocco galiziano funziona così.

    Non sono capace di fischiare e insultare il Presidente della Repubblica italiana, dici? Beh, meglio così, meglio se faccio questo danno.

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  7. Ciao, Chicco, passo ora a salutarti e a farti i complimenti per la nuova veste del blog. In merito al post dico una cosa: il leccaculismo a Re Giorgio non è piaciuto neanche a me, così come non mi sono piaciuti i fischi. In merito all'indipendentismo sai come la penso, seppure sento forti le mie radici di Sardo. Ma queste mie radici le difendo in altro modo, non chiudendomi dentro il mio territorio, ma difendendolo, come parte di un'intera nazione, perchè mi sento anche Italiano, "per fortuna e purtroppo", per dirla alla Gaber. Essere Sardo per me è condividere la mia cultura con quella degli altri italiani, scoprirne la ricchezza e mettere a frutto, per il bene comune, ciò che di buono c'è in ognuno di noi, sia che siamo Sardi, Siciliani o Lombardi.
    So già che non condividi questo mio modo di pensare ma, credimi, ho sperimentato cosa vuol dire essere uniti non "per" qualcosa, ma "in" qualcosa che coinvolge la vita nella sua pienezza. Può sembrarti banale e retrogrado, ma invece è la sola ragione che può dare un senso a tutte le lotte che fai.
    Ciao.
    Silvan

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  8. Grazie zio per i complimenti, sempre molto graditi.
    Per quanto riguarda la tua visione che accomuna l'indipendentismo al volersi chiudere, ti spiegherò meglio durante una chiacchierata di persona che non è volersi chiudere, tutto il contrario: è volersi aprire al mondo da protagonisti e non più da comprimari o da comparse.
    So già che non ti convincerò, non voglio convincerti a tutti i costi. Però a spiegarti la mia opinione e la mia visione ci tengo.

    S'intendeus luegus!

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  9. ... alla faccia della solidarietà...il popolo incazzato che protesta a Cagliari e a Sassari, viene definito folcloristico...da stadio! allora di che tipo di indipendentismo fai parte Enrico...quello radical - chic che osserva con nobile distacco la plebe e i pastori che muoiono di fame e nel mentre progetta una reprubica sardo-marziana?
    che si sia vergognato Capellacci e Zedda e tutti i loro colleghi tzerakki mi fa solo piacere..ma che si vergognino persone come te che si definiscono indipendentisti...e con le loro facce arrossate si nascondono sentendo le urla disperate dei Sardi...mah! se ci fossero stati tutti i rappresentanti dei movimenti con i loro attivisti, forse sarebbe arrivato un messaggio forte e diretto di unione di solidarietà, verso chi ogni giorno lotta disperatamente per la soppravvivenza! SNI è sempre stata sensibile all'urlo di dolore del suo Popolo e lo sarà sempre...e questo non può rendergli altro che gloria...snobbare il Popolo e criticare chi lo supporta porta invece ad un distacco... deleterio in un momento così delicato e tragico, dove i lupi e le volpi itagliane cercano di inseririsi! marco giola

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  10. Ciao Marco, leggi la risposta a Monica. Idem per te.

    Sempri cun amistade.

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  11. Non sono sardo ma (sempre che mi sia consentito esprimere un giudizio su una vicenda della vostra nazione) devo dare in parte torto al signor Piras. Viene sempre un momento in cui, nelle fasi di decadenza di un sistema di potere, è necessario che tutti i soggetti interessati ad accelerare il momento del crollo si sporchino le mani con l'espressione del dissenso, la più iraconda possibile. Il suo, signor Piras, mi è sembrato un discorso un po' forzato: ovviamente, non conosco i retroscena dei rapporti tra i vari movimenti indipendentisti dell'isola, ma anche in considerazione degli inauditi e intollerabili soprusi commessi dai bulldog della pubblica sicurezza contro i sulcitani, penso che una reazione "di pancia" sarebbe stata molto più acconcia dei suoi sottili distinguo.

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  12. Albertac, dammi pure del tu tranquillamente.

    Vedi, sarò io che guardo troppo tutti i particolari, ma è molto significativo che tu chieda quasi il permesso di esprimere un'opinione sulla Sardegna. Quasi a certificare la severità e l'autorità con cui i movimenti indipendentisti vengono identificati.

    Detto questo ti do ragione per quanto riguarda il dissenso che va manifestato, ma ci sono modi e modi di manifestarlo. Ci sono i modi costruttivi ed i modi distruttivi. Ci sono le parole e poi ci sono gli insulti ad una persona che, tra l'altro, non rappresenta nulla o quasi.

    Per quanto riguarda i retroscena tra i partiti e movimenti indipendentisti non saprei, non faccio parte di nessun partito o movimento indipendentista.

    Penso che sia proprio per colpa delle reazioni "di pancia" di qualcuno che si sia arrivati addirittura a far scendere dai pullman le persone del Sulcis che volevano raggiungere i luoghi in cui era il Presidente della Repubblica italiana.

    Ti saluto e ti ringrazio per aver espresso il tuo punto di vista.

    Enrico

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  13. Prendo atto della tua risposta, Enrico, e non potrebbe essere altrimenti, ché tu conosci assai meglio di me la situazione dell'isola. Sarà che, ai miei occhi continentali, l'esproprio del territorio subito dai sardi in questi decenni repubblicani (assai peggiore del Ventennio fascista) grida vendetta al cospetto di Dio, e questo mi suggerisce una istintiva reazione virulenta e finanche irrazionale.
    Continuo, però, a trovare nel tuo argomentare tracce di politicismo, se non di qualunquismo: scusami, ma quale sarebbe, nel dettaglio, la differenza tra protesta distruttiva e costruttiva? A tacer del fatto che, prima di costruire l'indipendenza, bisogna comunque distruggere le residuali propaggini del potere politico unitario che vi ha svenduto alle forze di mercato italiane ed europee, non puoi sottacere che, al momento, sia voi nella vostra Nazione, sia noi in continente, siamo tenuti ad una espressione, per così dire, "acefala" del dissenso. Intendo dire che non si è costituito da nessuna parte il Soggetto politico in grado di rappresentarlo unitariamente.
    Sul continente - a causa del volutissimo fenomeno dell'immigrazione dai paesi più fetenti del pianeta - stiamo ancora peggio. Pertanto, trovo il ricorso ad espressioni come la tua un po' sofistico. E' lo stesso discorso dell'assenteismo alle elezioni: se non ci va il 4%, la stampa di regime ha buon gioco nel farti passare per una minoranza di disimpegnati; ma se a non andarci è il 40%, allora si pone di fatto un serio problema di legittimità dei politici.
    Quanto all'ultimo punto che affronti, circa la proibizione ai nativi del Sulcis di prendere parte alle manifestazioni contro il presidente Napolitano, penso che, invece, sia stato un bene: si è dimostrato, cioè, come questa classe politica allo sbando, che finora si è rintanata dietro lo sfaldato scudo protettore fornito da questa vecchia cariatide, si senta molto meno sicura della sua impunità, e abbia avallato il ricorso a misure speciali di sicurezza.
    Aggiungo infine - e penso che qui, almeno, mi condividerai - che quei cori e quegli svillaneggiamenti a Napolitano sono stati particolarmente pregnanti anche per via del fatto che costui è veramente il peggior presidente della storia repubblicana: inaffidabile, bugiardo, bolsamente retorico, scorretto. E' riuscito a fare peggio di Scalfaro, ed è tutto dire...
    Chiudo augurando a tutti voi della Nazione sarda le migliori fortune per il futuro.

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  14. Albertbac perdonami, ma penso di conoscere bene le cose che agli occhi di un non indipendentista vanno bene e le cose che vanno male. Questo intendo quando dico che la protesta deve essere costruttiva e non distruttiva. E fischi ed insulti sono distruttivi, non fanno che allontanare dall'indipendentismo quei sardi che si sono accorti che qualcosa nella politica sarda non va e che cercano un'alternativa al bipolarismo all'italiana.

    Diciamo che queste cose vengono viste, a parer mio, come una sorta di estremismo, paragonabile al leghismo.

    L'indipendentismo che pratico io è un indipendentismo costruttivo e propositivo, non violento, non razzista e non recriminatorio. Tende sempre ad essere meno anti e più pro, non so se mi spiego.

    Le cose che tu citi della storia repubblicana italiana della Sardegna è doveroso ricordarle, ma devono rimanere considerazioni e altri motivi su cui lavorare. Per farti capire, io sarei indipendentista anche se l'Italia avesse sempre trattato la Sardegna da regina. Ed è questo che mi porta a non fare una base su cui lavorare di quelle cose. Poi per carità, vanno tenute a mente, ma non parlo di colonialismo etc., anche se ci sono tutti i motivi per farlo. Però considera anche che il colonizzatore diviene tale quando il colonizzato lo permette (vedi ad esempio la vicenda di Ovidio Marras, il pastore che non si è arreso davanti ai potenti cementificatori).

    Per quanto riguarda il Presidente della Repubblica italiana, riserverò lo stesso trattamento riservatogli sin da prima: indifferenza per un Capo di Stato che non è il mio.

    Cun amistade

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