sabato 19 maggio 2012

Qui o si fa l’indipendentismo o si muore!

Ebbene sì, le elezioni regionali sono oramai alle porte. Saranno al più tardi tra due anni, appunto per questo sono alle porte. E lo dimostrano gli ultimi fatti come i referendum che hanno chiamato “anti-casta”, come la mozione in Consiglio di un po’ di tempo fa con la quale ci si chiedeva se a noi sardi conviene la permanenza nello Stato italiano e lo dimostra la messa in mora dello stesso Stato da parte del Governatore che non governa, il Ragionier Cappellazzi Ugo.


Quando sento dire da persone che reputo intelligenti che “l’unico che adesso sta facendo qualcosa, che adesso sta parlando per abolire i costi della politica è Cappellacci”, mi si rizzano tutti i peli. Pensare che ci sia ancora chi crede in personaggi del genere che nell’arco di tre anni non hanno fatto altro che peggiorare le cose mi infastidisce proprio.

Per questo mi piace sottolineare che questa gente qui, tutta questa gente, da destra a sinistra passando per il centro, da su a giù, vuole rifarsi una verginità e cerca di ricostruire la propria credibilità politica. Una credibilità che verrebbe abbattuta totalmente se solo si riflettesse sulla storia sarda degli ultimi sessant’anni, senza andare troppo lontano.

Non è un caso che tutti stiano ora cavalcando il nuovo “vento sovranista”, in cui ci sono cose che gli indipendentisti dicono da almeno 30 anni, dalle servitù militari alla vertenza entrate, dal fallimentare piano di rinascita sino ad arrivare ai giorni nostri, al braccio armato dello Stato, Equitalia. Sentir parlare di “Nazione Sarda”, di “Popolo Sardo”, di rispetto dei diritti dei sardi e di altre cose del genere va ad offendere l’intelligenza di qualsiasi individuo si renda conto dei disastri combinati da questa gente. Per dirne una: gli indipendentisti nel 2004 chiesero conto all’allora Governatore Renato Soru  (anche detto “l’eroe sardo”) dell’ammanco di  10 miliardi di tributi nelle casse della Regione Sardegna. Soldi dei nostri tributi che sarebbero dovuti tornare dallo Stato italiano, secondo l’art. 8 del nostro Statuto (legge del medesimo Stato). Bene, l’eroe nazionale Renatino nostro si prende in carico questo fatto qui, va dall’allora Governo “amico” Prodi e BARATTA i nostri soldi ottenendone la metà. Bene, bravo, ha BARATTATO metà dei nostri soldi ma almeno ha ottenuto qualcosa. Ha addirittura riscritto l’art. 8 che ci attribuisce ancora maggiori “rimborsi” dei nostri tributi. Peccato che lo stesso accordo prevedeva che noi ci accollassimo anche le spese di Sanità e Trasporti, tra le spese più alte in Sardegna. E peccato che quell’accordo sia stato disatteso dallo Stato italiano e che quei soldi, già messi a bilancio, siano venuti a mancare ancora. Doppia beffa, quindi. Non solo non ci restituiscono i soldi, ma abbiamo anche spese in più. Nel frattempo cambia il Governatore e subentra il Ragionier Cappellazzi Ugo che in qualche modo doveva riempire quell’ammanco di bilancio. Ma lui essendo un commercialista escogita la genialata: ricorre ai mutui! Mica scemo, eh? Quindi tripla beffa: soldi che non ci restituiscono, spese in più attribuiteci e il pagamento degli interessi su quei mutui! Chiusa parentesi.

I risultati non definitivi dello studio condotto dalle Università di Cagliari e di Edimburgo ci dicono chiaramente che il 40% dei sardi vorrebbe la Sardegna indipendente  e che un altro 48% vorrebbe maggior sovranità della Sardegna (http://www.facebook.com/photo.php?fbid=387097274669113&set=a.353111471401027.84083.100001065325934&type=3&theater).  Ed è uno studio fatto tramite un questionario compilato da più di 6.000 persone, quindi mi sa proprio che è attendibile.

Ci sono dei movimenti  indipendentisti che oggi cercano le alleanze del domani. Io vorrei proporre solo una cosa, come dico da tempo: iniziamo ad incontrarci, a sederci assieme, a discutere. Portiamo avanti la Carta di Convergenza indipendentista che ha già dietro il lavoro di un anno, prendiamola come punto di inizio per la costruzione di una Domu Soberanista in cui trovino accoglienza tutti quei sardi che hanno bisogno di vedere la loro terra più sovrana, più responsabile, che possa gioire dei propri successi e riflettere sulle proprie sconfitte.  Apriamo anche ai movimenti fortemente sovranisti, non facciamo l’errore di sempre, quello di pensare che solo noi siamo i salvatori della Sardegna e solo noi vogliamo il bene della Sardegna. E ricordiamoci anche un'altra cosa, che sorprendendo tutti (me compreso) il movimento promotore del referendum sull’indipendenza ha raccolto più di 27.000 firme. 27.000 sardi che hanno firmato per essere indipendenti domani.
Sediamoci tutti insieme ad un tavolo, apriamo all’associazionismo, al popolo, a tutti quelli che vogliano veramente fare qualcosa per una Sardegna sovrana. Scriviamo queste basi ed organizziamo feste, incontri, dibattiti, proiezioni di documentari, quello che volete. L’importante è cogliere ogni occasione buona per sensibilizzare la gente su quanto sia importante prima di tutto una Sardegna più sovrana. Senza voler forzare nessuno, senza pensare che se qualcuno non è d’accordo è solo perché non capisce nulla o non è abbastanza sardo, rispettando naturalmente il sentimento di chi si sente italiano. Perché io, a dispetto di tutto, sui sardi sono fiducioso. E credo proprio che l’appetito di indipendenza gli verrà mangiando sovranità. Volete vedere che saremo noi allora a dire NO ai partiti italiani a cui sentir parlare della sovranità della Sardegna provoca lo stesso effetto di un'irritazione cutanea?

Muoviamoci, che al più tardi le elezioni saranno tra due anni e i sardi non hanno voglia di aspettare ancora o di farsi imbambolare da promesse che sanno già essere false. Proponiamoci noi come alternativa protagonista e credibile. Con fiducia, con coraggio, con responsabilità, con allegria e con entusiasmo.

Perché qui o si fa l’indipendentismo o si muore.

De Deximeputzu,  Regioni de Casteddu, Sardigna

Restiamo Sardi.


7 commenti:

  1. semplicemente concordo praticamente su tutto

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  2. Quei dati del sondaggio dicono che l''88% dei sardi vuole la sovranità fiscale, e sono sia autonomisti che indipendentisti. Il 38% dice che non vuole l'indipendenza ma vuole la sovranità fiscale, il 30% vuole l'indipendenza ma in EU e il 10% anche fuori dall'EU. I primi dicono chiaramente che vogliono la sovranità fiscale, i secondi ed i terzi è implicito nella loro dichiarazione: uno totale ed uno condizionato dal sovranazionale comunitario. QUindi, l'88% dei sardi è consapevole che solo con il controllo totale della fiscalità possiamo programmarci e crescere. Ora,se questo è quello che vogliono i sardi in numero talmente alto che da solo sfata la grande stupidaggine della frammmentazione tra di noi e dice anzi che i sardi, concordamente, ha le idee ben chiare su ciò che vuole e sa che gli serve, rimane da chiedersi perchè allora continui a votare di fatto chi invece avrebbe potuto iniziare a metterlo in atto e non la vuole, il diritto sta li da quasi 70 anni, dentro lo statuto. Oltre a questo, a molti analisti, sfugge un altro dato di fatto derivante da quel sondaggio: l'88% dei sardi vuole l'indipendenza. Volere la sovranità fiscale significa avere la sovranità statale. Nel sistema costituzionale italiano non ci sono termini di mezzo. Ora, che i sardi ne siano coscienti o meno, di fatto, chiedono l'indipendenza ma non ne sono sicuramente (in base alle dichiarazioni del sondaggio) coscienti. A questo punto arriva anche l'ultima delle considerazioni, e cioè che c'è ancora tanto da lavorare affinchè i sardi prendano coscienza che solo questa è la conclusione delle loro stesse aspettative e necessità e, concludo, questo è il dato che ci dice che il referendum non era da fare ora.
    Enrico, ieri in un dibattito pubblico ho avuto la prova di quanto ancora ci sia parecchio da lavorare, Ti dirò i motivi appena ci sarà occasione.
    Ciao
    Giuliu

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  3. Concordo in parte Enrì e con Giuliu (presumo Cherchi, al dibattito di Sassari), dobbiamo tuttavia considerare che al di là delle 27.000 firme per un referendum sull'indipendenza, ben mezzo milione di Sardi hanno votato a un altro referendum per buona parte inquadrato come "anti-casta" e anti-partitocrazia. E che conteneva anche il quesito sulla Costituente. A prescindere dai promotori. Quindi bisogna stare attenti quando si punta l'indice contro i Sardi che, in buona fede, credono alla classe politica sarda di destra o sinistra. Mezzo milione di sardi vuole cambiare, e non bada da chi arrivano le proposte. Questo dovrebbe far riflettere (e molto pure) l'offerta politica dell'indipendentismo per capire come ristrutturarla.

    Ady Boi

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  4. Si Adriano, Giuliu Crechi è lo stesso. Non sono intervenuto quesi nulla sulla questione dei referendum per miei motivi che riassumere sarebbe lunga, troppo. Ti dico solo cosa penso: sui referendum non si fatta alcuna informazione, la gente ha dato solo sfogo alla delusione seguita alla nascita delle nuove province, hanno visto allontanarsi ancora di più le istituzioni. Ma non è stata una scelta consapevole e non può esserla se solo pchi anni fa sono stati loro stessi a volerle. Non si può decidere cosi su una istituzione come quella cambiando idea nel giro di pochi anni, non è possibile neppure pretendere che queste istituzioni funzionassero alla grande dopo pochi anni e con competenze ancora monche. Non dico che sia corretto averle, ma non sono d'accordo sull'espressione che determina sulla scia emotiva. Diciamo pure, la verità deve far riflettere non offendere, che molti si aspettavano gli immmancabili sistemi clientelari che, pensavano, venisse dalla vicinanza territoriale e di conoscenza con i probabili eletti. In finale, chi si aspettava e ha votato per una riduzione delle spese avrà, di fatto, un brutto impatto sulla realtà. Quelle spese Noi, sardi, non le spendavamo ne le risparmieremo, ci ringrazierà il sistema italiano, quello che di fatto risparmierà perchè le spese delle funzioni pubbliche sono a suo carico, non per nulla sono loro che stanno preparando le leggi di smantellamento e ancora ringraziano le cavie sarde per avergli evitato i casini che ne sarebbero derivati visto che non essitono procedure per la loro eliminazione, ma è altro discorso. Fino a quando Noi sardi non ammettiamo a noi stessi che viviamo un sistema economico, sociale, culturale, energetico e linguistico completo, aperto ma completo, non potremo mai capire ne programamre nulla di valido, duraturo, consapevole. Viviamo in un sistema il cui centro è lontano da noi, portandoci inevitabilmente e naturalemente alla sua periferia e interesse. Mettiamoci al centro e da li ci raccordiamo con gli altri sistemi.

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  5. PS: Ady, giusto per chiamarci con i giusti nomi, Adriano o Roberto Melis? http://www.lacanas.it/2012/05/19/la-visione-indipendentista-di-u-r-n-sardinnya/ ;)

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  6. Ancora con queste bambinate? Dobbiamo mettere le foto e i codici fiscali di tutti i membri su internet?
    Saluti

    Ady Boi

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  7. Sul referendum la pensiamo in maniera diversa, mezzo milione di Sardi ha scelto un cambiamento e la maggior parte dell'indipendentismo non ha battuto ciglio: è molto grave.

    Ady Boi

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